#341 – Alimentatori Power Delivery

Pillole di Bit
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#341 - Alimentatori Power Delivery
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Alimentare dispositivi e caricare batterie con Power Delivery è più facile, ogni alimentatore va bene per ogni dispositivo, il connettore è lo stesso per tutti e siamo tutti felici. Forse. Ci sono dettagli importanti a quali stare attenti.

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La sigla del Power Delivery non è proprio felice per chi vive in italia, non per il noto partito, ma per la nota bestemmia, purtroppo. Portano alla nota bestemmia perché hanno un solo connettore, pare che ci si possa mettere un cavo qualunque e invece non è vero, si deve fare attenzione a cosa si compra, sia come cavi che come alimentatore, per evitare di buttare via i propri soldi, non tutti i PD sono uguali. Cercherò di rendere le cose chiare, il più possibile.

Il Power Delivery è un protocollo, direi universale, una cosa strana per il mondo tecnologico, per alimentare e ricaricare dispositivi.
In generale per alimentare un dispositivo si deve sapere che tensione serve, per evitare di romperlo, perché se si applica una tensione superiore a quella per la quale è stato progettato, si brucia, se la si applica minore, non funziona. Deve essere esattamente quella.
Power Delivery risolve questa cosa. Se alimentatore e dispositivo gestiscono questo protocollo, si collega il cavo, con connettore USB-C, si parlano, negoziano tensione e corrente ed ecco che il dispositivo viene alimentato.
Questo vuol dire che l’alimentatore ha un computer al suo interno, che parla con il dispositivo da alimentare.
Power Delivery può funzionare a diverse tensioni, a seconda della versione.
Per non fare troppa confusione, la prima versione funzionava a 5, 12 e 20 V, la seconda e la terza a 5, 9, 15, e 20 V, la versione 4 ha aggiunto 28, 36 e 48 V.
Spero non vadano oltre, perché più di 48 V diventa pericoloso e bisogna essere elettricisti per maneggiarli, come da normativa.
Visto che alimentatore e dispositivo si parlano, non c’è rischio che l’alimentatore fornisca una tensione più alta di quella che serve al dispositivo, questa è una cosa molto buona e giusta.
Perché tensioni diverse?
Qui dobbiamo chiedere aiuto alla Legge di Ohm
La potenza di ricarica si misura in Watt.
I Watt, in tensione continua, si misurano in Volt per Ampere.
Se devo caricare un dispositivo a 100W e ho solo 5V, dovrei far passare nel cavo 20A, che sono tantissimi per i nostri cavetti piccoli, scalderebbe troppo e fonderebbe.
Se invece alzo la tensione a 20V, devo solo far passare 5A, molto più gestibili.
È lo stesso motivo per il quale le linee di trasporto della tensione, come i tralicci, portano tensioni altissime e non la 220V, la corrente è molta di meno, i cavi non si surriscaldano, non c’è dispersione di energia in calore e soprattutto non fondono.
Torniamo alla nostra potenza.
Ho un dispositivo che per funzionare ha bisogno di 100W.
Devo comprare un alimentatore da almeno 100W.
Attenzione, la regola non è come quella della tensione. Se il dispositivo funziona a 12V, devo fornirgli 12V esatti, ma con PD, che si adatta, questo problema è risolto.
La potenza è una cosa diversa, ed è diverso il discorso per il funzionamento e la carica.
Parliamo di funzionamento, non di carica delle batterie.
Immaginiamo un dispositivo che per funzionare abbia bisogno di 100W, lo devo alimentare con almeno 100W, se no non funziona, non c’è abbastanza energia per un funzionamento corretto.
Se metto un alimentatore con potenza sottodimensionata, oltre ad avere problemi con il dispositivo, metterò sotto stress l’alimentatore che a un certo punto andrà in protezione e smetterà di funzionare. Se è fatto male può surriscaldare e rompersi definitivamente, o anche peggio.
Se il dispositivo chiede 100W e uso un alimentatore da 150W invece sono tutti felici, il dispositivo prende 100W e l’alimentatore lavora al 66% della sua potenza massima.
Per la carica delle batterie la cosa è leggermente diversa.
Ne abbiamo parlato nelle puntate 312 e 317, parlando di auto elettriche e ricarica.
Se la batteria si carica al massimo a 100W, le possibilità sono 3
La carico con un alimentatore da 100W, in questo caso si carica alla sua velocità massima.
La carico con un alimentatore da 200W, lei si caricherà sempre a 100W.
La carico con un alimentatore più piccolo, da 50W, in questo caso la batteria spremerà il più possibile dall’alimentatore e si caricherà a 50W, impiegandoci indicativamente il doppio del tempo.
La curva di ricarica delle batterie nel mondo reale non è lineare, ma qui va bene semplificare.
Tra l’alimentatore e il dispositivo c’è un cavo.
E i cavi non sono tutti uguali, questo è un problema perché non sono come le gomme delle auto che per legge c’è scritto che potenza massima possono reggere.
Sui cavi non c’è scritto niente, di solito.
La regola è semplice, la parte che sopporta meno energia, tra alimentatore, cavo e dispositivo finale, comanda.
Se prendete un alimentatore da 100W per un dispositivo da 100W e ci mettete in mezzo un cavo Power Delivery da 30W, che ha anche lui un micro computer all’interno e partecipa alla negoziazione, avremo 30W totali che andranno dall’alimentatore al dispositivo, creando problemi.
Al contrario, se abbiamo un alimentatore da 50W, un cavo da 100 e un cellulare da caricare che ne regge 15, passeranno solo 15W, il massimo gestibile dal telefono.
Fin qui pare tutto facile, ma le cose si complicano ancora.
Sul mercato ci sono moltissimi alimentatori Power Delivery che hanno più porte, alcune USB-A per i dispositivi vecchi, altre USB-C con Power Delivery, per i dispositivi nuovi. E magari ve li vendono per 120W.
Voi li comprate, attaccate a una porta USB-C la SteamDeck e mentre giocate la batteria invece di rimanere carica si scarica, più lentamente di quando non attaccate nulla, ma si scarica, perché succede questo?
Perché se comprate alimentatori di fascia bassa quei 120W sono divisi equamente tra le porte, ma sono divisi in modo fisso e non dinamico.
Dobbiamo partire da zero.
Esistono gli alimentatori Power Delivery a più porte buoni e quelli pessimi. Indicativamente se costano un po’ sono buoni, ma dovete andare a leggere bene le specifiche.
Visto che sul mercato ci sono decine di marche e modelli, vi faccio degli esempi generici, sta a voi andare a capire, a seconda del modello, se è buono o meno.
Per facilitarvi il lavoro, vi lascio nelle note qualche modello buono di tagli diversi.
Ogni alimentatore PD, come caratteristiche ha il numero di porte e la potenza massima erogabile. Immaginiamo un alimentatore da 100W, così facciamo i conti facili.
Questo alimentatore ha 4 porte, due USB-C e 2 USB-A, la USB-A è quella di tipo vecchio, quella con la quale caricavate il cellulare fino a qualche tempo fa.
L’alimentatore buono, in base a cosa collegate, riesce a veicolare tutta l’energia disponibile, su una sola porta o su tutte e 4.
Se collegate solo un PC portatile a una porta USB-C, tutti i 100W saranno disponibili su quella singola porta.
Nel momento in cui collegate anche un telefono alla seconda porta USB-C, il telefono dirà al caricatore “guarda, a me servono 15W”, il caricatore a questo punto cambierà la sua configurazione, fornendo 15W al telefono e 75W al PC portatile.
Durante questo cambio, per un attimo, tutte le porte smettono di erogare energia.
Per questo motivo non è saggio collegare un dispositivo che deve stare sempre acceso a un alimentatore PD, tipo un Raspberry Pi, si riavvierà tutte le volte che collegate o scollegate un dispositivo ad un’altra porta.
Ho fatto prove con 3 marche diverse e si comportano tutti così.
Se collegate un dispositivo a una vecchia porta USB-A una piccola parte di energia viene dirottata anche su questa porta, ma tenete conto che la USB-A può fornire solo 5V e massimo 15-18W, non è dinamica come la USB-C
Come si comporta invece un alimentatore PD di fascia bassa?
È sempre 100W, ma la potenza massima è divisa tra le porte in modo fisso alla costruzione, se sono sempre due USB-C e due USB-A, saranno ad esempio 5W per ogni USB-A e 40W per ogni USB-C, la somma è sempre 100W, ma se collegate solo il PC portatile a una sola porta USB-C, questo si caricherà a 40W, non di più.
Questo vuol dire che ci metterà più tempo a caricare o che, se lo state usando in modo intensivo, al posto di caricare la batteria e mantenerla carica mentre lo usate, questa si scaricherà comunque, anche se più lentamente.
Se ve lo state chiedendo, no, non si possono mettere due alimentatori o due cavi sullo stesso portatile su due porte diverse.
Se dovete comprare un carica batterie power delivery, fate attenzione a cosa comprate e soprattutto, abbinate i cavi giusti, se no, sono solo soldi gettati al vento.
Sugli alimentatori leggete sempre più spesso la sigla GaN, che vuol dire?
Ga è il simbolo chimico del Gallio
N è il simbolo chimico dell’Azoto
I transistor GaN sono prodotti con il Nitruro di Gallio e hanno delle caratteristiche termiche interessanti: scaldano molto meno a parità di potenza.
Per questo motivo trovate alimentatori da 100W grandi come alimentatori da 45W di qualche anno fa.
Scaldando meno, si possono fare molto più piccoli e compatti.

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Sicuramente molti di voi a casa hanno un NAS e su questo NAS hanno Plex. Bene, a seconda dell’hardware presente nel NAS, CPU, memoria ed eventuali espansioni, PLEX è in grado di reggere determinate codifiche e risoluzioni video. Queste informazioni non sono sempre facili da reperire.
Ma con questo link sarà tutto più chiaro.
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Le novità su quella schifezza del Piracy Shield tornano, un po’ come la peperonata.
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In questo caso tra ricorsi e discussioni, il servizio è stato ripristinato dopo un fermo di 37 giorni.
L’azienda non è grande come Google, ma ha dovuto spendere tempo ed energie nelle sedi opportune per far valere i propri diritti.
State certi che quando bloccheranno il sito della vostra piccola attività o quella del vostro amico, sempre per uno sfortunato errore, nessuno vi salverà e sarete bloccati per sempre.
Lo dico e lo ripeto, questo sistema va abbattuto, un po’ come si abbattono i ponti in guerra.

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#340 – Documenti digitali

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#340 - Documenti digitali
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Forse è meglio avere carte e documenti nel telefono, per fruizione e gestione dell’eventuale perdita o furto, ho fatto una po’ di esempi di come gestire eventi fastidiosi per capire che il telefono è meglio del portafogli. Ma nessuno vi obbliga, per fortuna.

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Certe cose, dette da certe persone, mi fanno sorridere, certe mi fanno cadere le braccia, alcune invece mi fanno davvero uscire di senno.
Ci sono alcuni Paesi, anche democratici, avanzati, civili, come ad esempio gli Stati Uniti, che, se non si ha la patente, non si ha nessun documento di riconoscimento. E senza documento di riconoscimento non si possono fare cose importanti, come votare.
Vabbè, poi lasciamo perdere come votano oltre oceano, eh.
Qui abbiamo diritto tutti a un documento, anzi, più di uno, abbiamo la carta di identità, il Codice Fiscale, il Passaporto e la Patente di guida.
E abbiamo la gente che la carta d’identità elettronica non va bene perché mi spiano, il Codice Fiscale con il chip no, perché BIll Gates e adesso, che siamo, finalmente, ad un passo evolutivo importante, con la digitalizzazione della patente, no, non vogliamo IT wallet perché ci controllano tutti, l’App IO sul telefono non la scarico.
Ci fosse un posto dedicato, davvero, vi manderei dove si apre la scatola cranica e ci si libera del cervello, a trovarlo.

Direi di partire da alcuni esempi pratici.
Ho il mio portafogli anni 90 con i contanti necessari per la settimana, i miei documenti e quel che mi serve per spostarmi e vivere.
Mi scippano e me lo portano via.
I miei soldi sono persi e chi me li ha presi può usarli con comodità.
Devo andare a fare denuncia per il furto e poi passare per i vari uffici per rifare tutti i documenti che mi hanno rubato. Gli uffici fanno orari non sempre adatti a una persona che lavora, devo armarmi di permessi dal lavoro e santa pazienza per riottenere tutto, per poi mettere di nuovo in un altro portafogli. Devo anche stare a casa ad aspettare la consegna dei nuovi documenti, seguendo il tracking, perché devo firmare, se no altro giro alle poste con altri permessi.
Tanti anni fa, al posto di aspettare a casa sarei dovuto tornare negli uffici a prenderli, quei documenti che non rifacevano in tempo reale.
Andiamo per gradi, pian piano.
Arrivano le carte di pagamento, nel portafogli ho i documenti, pochi soldi e le carte, mi scippano e me lo portano via.
Per i documenti è la stessa storia,
Potranno usare molti contanti in meno e, se sono preparato, ho nella rubrica del cellulare i contatti dei servizi clienti da chiamare per bloccare le carte, li chiamo appena mi accorgo del furto e le blocco.
Ovviamente il PIN non deve essere scritto sulle carte e, se le usano per pagare con il contactless o online senza bisogno del PIN, con la denuncia, c’è l’assicurazione che mi rimborsa e i malfattori possono essere trovati molto più facilmente, visto che con una denuncia in mano le transazioni possono essere rintracciate molto in fretta.
Le carte però vanno spedite, resto per alcuni giorni senza e dovrò pagare la nuova emissione, se non ho contanti a casa potrebbe essere un problema.
Poi sono arrivati i wallet di pagamento, quelli dentro gli smartphone, i più famosi sono Gpay e Apple Pay, ma ce ne sono anche altri.
Nel mio portafogli non ci sono quasi più contanti, ci sono i documenti, le carte sono tutte nel telefono.
Fossimo in altri Paesi, come gli Stati Uniti, la carta fisica serve ancora, non tutti hanno il contactless, noi siamo molto più avanti, dove c’è il POS c’è il contactless, nel 2024 in Italia la carta fisica mi è servita solo per prelevare al bancomat 2 volte e pagare a un self la benzina, che aveva solo il lettore della carta fisica. Tre transazioni, su, boh, 200?
Le carte nel wallet non sono la copia della carta fisica, sono delle carte diverse che fanno riferimento alla carta fisica.
Inventando dei numeri, se la carta della mia banca è la 2345, quella che registro nel telefono sarà la 9876.
Quando faccio la transazione, l’esercente vede la 9876.
Per il mio gestore della carta, la transazione avviene sulla carta 2345.
Se mi rubano il portafogli, in questo caso, le carte sono nel telefono, non sono coinvolte nel furto e il ladro avrà solo i miei documenti, di cui si farà poco.
A questo punto però sorge il problema, e se perdo possesso del telefono? Potrebbe rompersi, me lo possono rubare, lo potrei perdere o semplicemente, si potrebbe scaricare.
Sull’ultima è facile, siete e siamo già tutti attrezzati per non perdere nessun messaggio Whatsapp o Facebook, abbiamo tutti un bel battery pack e relativo cavo flebo per far sopravvivere il telefono fino a sera.
Per il resto, indipendentemente dal fatto che abbiate messo delle carte sul telefono, il telefono va protetto.
I sistemi operativi sono fatti bene, ma devono essere usati bene.
Mettete sempre un PIN di almeno 6 cifre che non sia 000000 o 123456, attivate il blocco biometrico.
Non sto a farvi la spiegazione nei dettagli, ma la protezione biometrica del telefono è sicura, molto sicura, più sicura della serratura di casa vostra.
Se ve lo rubano non la bucano, al massimo resettano il telefono per venderlo.
Tutte le volte che sentite una notizia di qualcuno che ha perso tutto perché hanno avuto accesso al telefono e a quello che c’era dentro è perché il telefono non era protetto.
A meno che non ve lo rubino mentre ce lo avete in mano sbloccato.
Ma voi nel telefono non avete messo i pin di accesso alle app delle banche in una nota in chiaro, vero?
Mettete il blocco schermo a un tempo ragionevole.
Sui Pixel attivate la nuova funzionalità antifurto, che blocca il telefono se ve lo sfilano dalle mani e nel momento in cui viene messo offline.
Su iPhone potete fare uno shortcut che quando il telefono viene messo in modalità aereo viene automaticamente bloccato.
Andate a vedere, adesso che siete tranquilli, come si blocca il telefono da remoto, come si cancella e come si rimuovono le carte nel wallet.
Con Apple, da Dov’è o da iCloud.com le carte possono essere disattivate anche se il telefono non è raggiungibile.
Con Google, si accede a wallet.google.com e si possono rimuovere le carte.
Una volta che si recupera il telefono nuovo, in pochi minuti si rimette su l’account e tutte le carte, la procedura è di circa un minuto a carta. E siete nuovamente operativi, nessuno ha potuto usare le vostre carte, non avete dovuto chiamare in banca, non avete dovuto aspettare la spedizione di una nuova carta, non è stato necessario aggiornare i dati della carta in tutti i servizi di pagamento ricorrente.
Eh, lo so, riconfigurare un telefono è una noia, ma lo fate dal divano di casa, non siete in coda in banca o siete senza soldi perché non avete nessuna carta.
Ancora uno step, avete scaricato l’app IO e nel suo wallet ci sono i documenti.
Potete lasciare il portafogli a casa.
Io lo faccio da giovedì scorso.
Nessun storia, in Italia, ovunque, se non negozi fuori legge, si può pagare in modo digitale, anche piccoli importi. La cartoleria vicino casa mi fa pagare col bancomat anche una penna da 2€.
Cosa può succedere?
Che vi rubano il telefono.
Se il telefono lo tenete bene, non avete nulla da temere.
Qualunque esso sia.
Se è bloccato non accederanno a niente dentro, al massimo lo cancellano, pace.
Per le carte abbiamo detto come si fa.
Per i documenti, sul nuovo telefono scaricate IO, fate accesso con CIE o SPID ed eccoli lì, come se non fosse successo niente. Nessuna denuncia, nessun ufficio, nessuna coda.
Nel momento in cui caricate i documenti su un nuovo telefono spariranno dal vecchio, ma se volete far prima, accedete con SPID o CIE al sito ioapp.it e i documenti saranno rimossi dal telefono rubato, c’è il pulsantone in home “esci da Io”
Come funziona il controllo dei documenti?
Il documento è dentro il wallet dell’app IO, che deve essere scaricata e installata sul telefono.
Si deve accedere la prima volta con SPID o CIE, l’accesso dura un anno e ogni volta che si entra viene chiesto un PIN o lo sblocco biometrico, esattamente come quando si accede all’app della banca.
Se vi fidate della sicurezza dell’app dove c’è il vostro conto corrente vi fidate dell’app IO.
Nel wallet, al momento ci sono 3 documenti, la patente, per chi l’ha conseguita, il codice fiscale e la carta della disabilità.
I documenti saranno disponibili per tutti da inizio di dicembre 2024
I documenti sono visibili tipo una scansione di quello fisico, con la foto e tutti i dati, poi si fa vedere un QRcode che cambia nel tempo alle FFO che lo inquadrano e il sito del poligrafico e zecca dello stato nel valida l’autenticità.
Se eravate alla guida controllano sui loro sistemi se siete abilitati, se non vi è stata sospesa o altro.
Si può fare la foto del QR con un telefono qualsiasi, anche uno vostro, la validazione riesce in ogni caso.
Se si fa lo screen del QR, questo perde di validità dopo poco tempo.
La patente ha validità di documento di identificazione, pertanto ci si può portare solo questa senza avere appresso anche la carta di identità.
Tutto questo vale solo in Italia, se andate all’estero vi servono i documenti fisici.
L’app IO, oltre al wallet per i documenti permette di avere moltissimi altri rapporti con la PA, si sono registrati molti enti al suo interno e, banalmente io ho le notifiche per il pagamento di bollo auto, TARI e altre cose.
Nessuno ci spia, la PA sa già tutto di noi, da quando emette il Codice Fiscale, se un documento è nell’app non è che siamo antipatici ce lo cancella.
Se ci sono delle leggi che ne prevedono la sospensione o la revoca, sarà sospesa o revocata, esattamente come con la patente di plastica.
Cambia solo la modalità con la quale ce la si porta in giro.
Avere paura di IO è immotivato e inutile, rivangare il fatto che all’interno c’era il QR del green pass di 4 anni fa, dai, ma veramente, ancora?
Si critica l’app IO usando uno smartphone che ha un sistema operativo prodotto in USA e che manda lì la telemetria, o un PC che fa la stessa cosa.
A volte il telefono è prodotto da aziende cinesi, la telemetria va anche in cina.
Si usano app, tipicamente social network, che carpiscono tutti i dati per analizzarli e rivenderli o per darli in pasto alle AI, anche qui, americane o cinesi.
E intanto, prima del rilascio dei documenti sull’app nessuno si è mai chiesto come possano essere trattati i dati delle anagrafi, della motorizzazione, della questura o di tutti gli altri enti per la generazione dei documenti fisici, su che sistemi sono, su che server sono, quali sono i produttori, da chi sono trattati.
No, il dubbio viene solo quando il documento diventa digitale dentro lo smartphone.
Forse si sta esagerando un po’.
Senza il forse.
Ho letto di gente che pensa che i nostri dati personali vanno a Redmond, perché facendo un whois dell’IP di uno dei siti di pagoPA, che ha la gestione dell’app IO, questo IP è di proprietà di Microsoft.
PagoPA usa i servizi Cloud di Azure, quindi di Micorosft, con i server nelle regioni di Milano ed Amsterdam, gli IP sono di proprietà di Microsoft che ha sede a Redmond, ma i servizi sono erogati a Milano e Amsterdam.
E, se vi capita di vedere quello screen, fa riferimento a un IP di un sito vetrina, statico, che non gestisce neanche le sessioni, solo HTML e CSS, basta.
Tra l’altro, i dati personali che si vedono dentro l’app IO, sono salvati solo sul nostro telefono e sono la copia dei dati che i rispettivi enti che emettono i documenti, hanno da sempre sui loro server.
Semplicemente ne abbiamo una copia sul telefono, nulla di più, nulla di meno.
Non c’è nessun controllo aggiuntivo su quello che facciamo.
Ripeto, però, come va gestito il telefono, in pochi semplici passi.
Tutti i telefoni hanno un account con il quale sono stati attivati e sono gestiti, va ricordato e la password va custodita con cura, deve essere recuperabile in fretta in caso di necessità.
Il telefono va protetto con un PIN serio di almeno 6 cifre e con la protezione biometrica.
Il blocco schermo va attivato con un tempo ragionevole, che non è mai maggiore di 3 minuti di inattività
Deve essere attivo il backup del telefono su un servizio cloud, è facile, si fa in pochi click e, in certi casi, costa una cifra ridicola.
Il telefono non va mai dato sbloccato a nessuno, neanche alle forze dell’ordine.
Sui social si leggono analisi tecniche fatte sull’app IO quantomeno ridicole, fatte da gente che ne sa di bit quanto io ne so di teoria delle stringhe. Lasciate stare, leggete le dichiarazioni di PagoPa a riguardo, vi lascio il link

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Lorenzo
Andrea
Simone
Marco
E chi usa il value for value
Federico
Paolo
Jackal
Nicola Gabriele
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Come vi dico da tempo, sono un affezionato cliente del miglior provider Internet che abbia mai provato nella mia lunga carriera tecnologica: Ehiweb. Sul sito del podcast trovate il loro logo, tramite quel link accedete al loro sito e se attivate un servizio a me viene riconosciuta una parte, un po’ come Amazon. Tutte le persone, ma davvero tutte, che si sono rivolte loro mi hanno poi scritto che sono fantastici e io non posso che confermare.

Uno dei loro servizi è la fibra dedicata. Se avete un’azienda che è in un posto sfortunato e non c’è buona copertura, chiamateli, vi possono fare uno studio con offerta di costo e fattibilità in tempi relativamente rapidi per portarvi la fibra solo per voi in tagli da 2Mbps fino a 10Gbps, anche simmetrici, con o senza numeri telefonici VoIP

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Da una polemica all’altra, che a stare sui social non si salva mai niente, purtroppo. Dovremmo pensare di spegnerli tutti, a volte.
Il tip non è un polemica, ma il gran pezzo di hardware che l’ha generata per un dettaglio insulso.
Chi lo usa lo sa, se non lo usate ve lo dico, se usate MacOS è di fatto inutile spegnerlo, a fine lavoro lo mettete in standby, il sistema tiene attiva solo la RAM e consuma meno di mezzo watt. Quando tornate premete un tasto sulla tastiera, muovete il mouse o alzate lo schermo del portatile e sta tutto lì ad aspettarvi come lo avevate lasciato. Ho io uptime anche di due mesi, senza nessun problema.
È uscito il nuovo Mac Mini, processore M4, 16GB di RAM, disco da 256GB di base, case davvero piccolo, fa 12 cm di lato e prestazioni pazzesche, per un consumo irrisorio. Ma ha il pulsante di accensione sotto la scocca.
Eh, le polemiche.
Se volevate provare un Mac è il dispositivo giusto.
Se avete un piccolo PC da cambiare e non vi spaventa cambiare sistema operativo, è il dispositivo giusto.
Piccolo, bello, potentissimo e a un prezzo, che per quello che fa e per essere un Mac, è davvero interessante, anche col pulsante di accensione sotto la scocca.

Una nota prima di chiudere, non so mai dove metterle perché chi salta i capitoli, poi si perde i pezzi.
Come sapete, da tempo, chi dona e compila il form, riceve, in tempi non troppo ragionevoli, adesivi, magneti, portachiavi con il logo del podcast.
Chi nel 2024 avrà raggiunto 60€ di donazioni con abbonamenti o donazioni one shot riceverà la spilla da supporter, a patto che abbia compilato il form, così ho l’indirizzo.
Tutto questo per dirvi due cose.
Grazie, perché ho dovuto riordinare i gadget, che erano finiti.
Riordinando, il sito ha alzato tutti i prezzi e non di poco.
Da Gennaio dovrò riaggiustare le soglie, purtroppo, l’inflazione arriva pure qui, maledetta.

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
Io sono Francesco, produttore e voce di questo podcast e vi do appuntamento a lunedì prossimo, per la prossima puntata, disponibile su Feed RSS, o su tutte le piattaforme di podcast, vi registrate e la puntata vi arriva automagicamente.
E se a fine mese il grafico a torta delle donazioni nella barra laterale del sito si riempie, arriva anche la puntata extra di Pillole di Bit Stories, se si riempie è grazie alle donazioni, se la puntata esce, è merito vostro!
Per cercare di raggiungere il 100% pilloledib.it/sostienimi o i pulsanti colorati nella barra laterale del sito

Grazie per avermi ascoltato!

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

#339 – Regali di Natale 2024

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#339 - Regali di Natale 2024
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Si deve essere previdenti, che poi Natale arriva, i corrieri si intuppano e si fa tardi. Una lista di cose che ho, che vorrei o che ho trovato e sono interessanti, per prendere appunti e magari metterle in lista per chi vi chiede “ma cosa vuoi per Natale quest’anno? La mia idea è sempre solo una: ognuno dovrebbe comprarsi quello che si vuole e basta. Si risparmierebbero un sacco di soldi e l’acquisto di un sacco di roba inutile.

Alcuni link sono sponsorizzati, altri no, quelli sponsorizzati, come sempre, aiutano il podcast con una piccola percentuale sulla vendita, se non vi va, cercate l’oggetto sul sito e la sponsorizzata si dissolve come neve al sole.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Lo so che lo avete pensato, sono impazzito. È inizio di novembre e lui parla dei regali di Natale.
No, non sono impazzito, ve lo assicuro.
Innanzitutto perché se volete iniziare a pensarci, questo è il momento adatto, dovete mettere i tracker sui prodotti per il black friday di fine mese, mettere da parte i soldi e iniziare a guardarvi intorno. Poi vi distraete, avete l’albero a casa, i corrieri sono intasati ed è la fine, non arriva più niente e vi tocca aspettare il 2025.
Io non sono un fan dei regali. Arrivano sempre le cose sbagliate, la gente regala quello che piace a lei e non a voi, si buttano un sacco di soldi in cose brutte e inutili, solo perché si deve fare, per me dovrebbero essere aboliti.
Ma questa puntata non è per i regali che dovete fare ad altri, è per i regali che vi fate voi per Natale.
Poi, se conoscete qualcuno nerd come voi, a cui potrebbero piacere queste cose e gliele regalate, magari lo fate contento, ma ricordate sempre che il regalo deve fare contento chi lo riceve e non chi lo fa.

Prima di iniziare, un’introduzione dopo l’introduzione.
Vi proporrò cose che ho, che ho provato o cose che vorrei, non tutte le ho provate, ma se ve le propongo c’è una ragionevole certezza che non siano delle schifezzine. Non c’è la garanzia che vi piacciano per forza. Non venite a lamentarvi da me, tutto qui.
I link saranno di siti e produttori diversi, se sono di amazon sono sponsorizzati, valutate con i plugin Keepa o CamelCamelCamel l’andamento dei prezzi per capire quando comprarli. Se li prendete lì, a me arriva una piccolissima percentuale fra tre mesi, se li trovate altrove va bene lo stesso, non c’è nessun obbligo.
Non ho link sponsorizzati su altri siti.
Le mie revenue del podcast vengono essenzialmente dalle donazioni, per le quali non vi ringrazio mai abbastanza. Ma se non ne avete mai fatte e ascoltate il podcast regolarmente, potreste pensarci, secondo me.
Direi che possiamo iniziare, in rigoroso ordine casuale.
Sarà una puntata lunga, mettetevi comodi e ricordatevi che i link sono tutti nelle note che potete consultare comodamente dalle vostre app di podcast o dal sito e che per ogni prodotto c’è il gingle e il capitolo.

Pokit Pro, il multimetro definitivo
Avevo un problema al lavoro, dovevo cercare una dispersione che avveniva a caso e stava rompendo davvero le scatole. Con il mio fido multimetro digitale che ho da 20 anni non ne venivo a capo. Allora ho preso il multimetro digitale più bello del mondo.
Il pokit pro è il multimetro digitale più piccolo che esista, credo, ha la forma di una grossa penna, non ha display, la batteria si carica via USB-C e soprattutto è bluetooth.
Questo perché lo schermo del multimetro è il vostro telefono. Lo collegate, accendete l’app ed ecco che appaiono le misurazioni di tensioni, correnti e resistenza.
Vi fa vedere anche la misura massima che è stata fatta, e in più, perché visto che costa 200€ qualcosa in più lo deve fare, fa da data logger.
Lo collegate, gli impostate la frequenza di misurazione e ve ne andate, ed ecco che lui inizia a misurare con l’intervallo di tempo impostato, poi tornate e avete i risultati.
Finita qui? No.
Fa anche da oscilloscopio, ve l’ho detto che è una roba pazzesca.
Lui in accoppiata con il vostro smartphone.
Se siete ricchi all’app potete collegarne fino a 4 insieme.
Secondo me, dovreste prenderlo con i due kit di espansione, così da avere le pinzette a coccodrillo, il connettore per i cavi coassiali e il sensore di temperatura.
Vi lascio il link al sito del produttore e all’importatore tedesco, che costa un po’ di più, ma fattura, se avete la P IVA e la consegna è in 3 giorni senza dogana.

SteamDeck, la console portatile
Ho parlato della Steam Deck nella puntata 305, fate riferimento a quella per i dettagli. È un regalo costoso, ma è un computer quasi tascabile con tutto Steam dentro, ha un display fantastico, ma se volete risparmiare e prendere la versione LCD si fa rispettare lo stesso.
Potete giocare ovunque, è comoda e ci girano anche i giochi tripla A, con qualche limite, ma fidatevi, ci sono una marea di giochi indie bellissimi su cui passare centinaia di ore. Secondo me, come accessori imprescindibili serve un vetro opaco da mettere sullo schermo, una custodia dove mettere il carica batterie e qualche accessorio, una microsd da mezzo tera e un paio di cuffie con il cavo, poi siete a posto.
Compratela dallo store di Steam, direttamente.

Anker battery pack 25000mAh
C’è sempre bisogno di energia in giro, Anker ha fatto un battery pack capiente, grande e pesante, fa 6 etti.
Ma è da 24.000mAh e carica fino a 140W, con il cavo USB-C adatto.
Ha un display che vi dà tutte le informazioni necessarie, come la percentuale di carica e le potenze in ingresso e uscita, carica senza problemi un PC portatile o la SteamDeck, se siete in giro senza una presa elettrica.
Pesa, ma torna molto utile in moltissimi casi, soprattutto per il fatto che è dannatamente veloce a caricare le cose e, se avete un alimentatore potente, a caricare lui quando è scarico.
https://amzn.to/3MjZOJm

Cavo USB-C in silicone
Parliamo di cavi USB-C, sul mercato ce ne sono centinaia e si deve fare attenzione, non tutti vanno bene a fare tutto, anche se i connettori sono tutti uguali e si infilano negli stessi connettori. Se vi serve un cavo USB-C dovete valutare se è solo USB3, se va bene anche per il video, se va bene anche per il Power Delivery e fino a che potenza arriva.
Ebbene, dentro ai connettori ci sono dei chip, non ci sono solo dei fili.
E i fili all’interno devono poter supportare correnti anche molto elevate.
Il Power Delivery arriva a 20V e 140W, vuol dire che passano 7A, non bruscolini.
Poi il cavo deve essere anche resistente e bello da vedere.
Questo che vi propongo è di silicone, morbido, molto particolare al tatto e, incredibilmente, non si annoda mai, ma proprio mai, neanche se ci provate, sembra magico.
C’è di diversi colori e porta fino a 100W, fa solo alimentazione, non trasferimento dati.
https://amzn.to/3T01YSt

Cavo USB-C che indica la potenza in uso
Rimaniamo sui cavi USBC power delivery. Io sono una scimmia e mi piace sapere a quanto stanno caricando i vari dispositivi, così so se il caricabatterie che sto usando è a tappo o se la carica è terminata, anche senza prendere il dispositivo in mano o accenderlo, se leggo 0, la carica è finita.
Esistono dei cavi che sul connettore hanno un piccolo display che indica la potenza che sta passando attraverso di essi.
Per una persona curiosa come me sono bellissimi.

Cavo USB-C multistandard
Ultimo cavo, poi la smetto. Quando siete in giro e avete bisogno di collegare qualcosa a qualcos’altro o di caricare qualcosa, mi raccomando, fate sempre attenzione a cosa collegate ai vostri dispositivi, potreste trovare più combinazioni di connettori, in barba agli standard.
USB A, quello vecchio rettangolare, o USB-C, quello nuovo Piccolo, sul dispositivo al quale volete collegarvi.
Micros USB, USB-C o Lightning sul vostro dispositivo mobile, l’ultimo è quello dei dispositivi apple fino a iPhone 14.
Se fate tutte le combinazioni per essere tranquilli, vi servono 6 cavi.
Rolling Square ha fatto la magia. Un solo cavo con tutte le combinazioni possibili sui connettori e un cavo bello e resistente, di varie lunghezze.
Io ne ho uno piccolo piccolo con i connettori magnetici nel portachiavi e uno più lungo nel marsupio.
Se mi serve carico qualunque cosa da qualunque presa, senza alcun problema.
E ho anche scoperto da Federico di Easy Apple che la loro assistenza è spaziale.

Caricatore USB-C 65W
E ora che avete tutti questi cavi che ci fate? Li usate con un caricatore Power Delivery. La regola è facile. Più il caricatore è potente, più le batterie si caricano in fretta, ma solo se il sistema di carica gestisce tutta questa energia.
Vince sempre il più lento tra caricatore, cavo e dispositivo.
Avete un caricatore da 100W, un cavo che regge 100W e un dispositivo che si carica al massimo con 20W, tipo un telefono? La carica andrà a 20W.
Avete un caricatore da 65W, un cavo da 100W e un portatile che regge una carica da 100W? La carica andrà a 65W
Avete un caricatore da 100W, un cavo che regge 20W e un portatile che regge una carica da 100W? La carica andrà a 20W.
Quello che vi propongo è un caricabatterie che va bene con tutto, da 65W totali, bilancia la carica a seconda di quello che ci collegate e va bene per qualsiasi cosa, sarà solo lento per i battery pack più capienti o per i portatili più grandi. Ed è anche abbastanza piccolo.

Busta porta cavi
Ma tutti questi cavi, cavetti e caricatori, dove li mettete? Io ho una mania per queste cose, ma forse l’avevate capito, forse. Ho una bustina con tutti gli scomparti che contiene un caricatore e tutti i cavi necessari per caricare tutte le cose che mi porto in giro. Poca spesa, siamo intorno a 10€, e tanta resa. Non ci devo pensare, se parto per un viaggio, una trasferta, un fine settimana, prendo la bustina e so che carico ogni cosa avrò appresso.
https://amzn.to/3MuM8eJ
Zaino Everki Atlas
Parlando di viaggi e cose da portare in giro, che ne dite di un bello zaino? Ci sono marche e modelli per ogni tasca, necessità e dimensione. Dopo aver cercato in lungo e in largo per anni, credo di aver trovato quello definitivo, che ha sostituito il mio vecchio Lowerpro.
Soprattutto perché con il lavoro in datacenter mi devo portare appresso le cuffie antirumore DPI, non quelle a cancellazione attiva, e quelle che uso, che hanno il bluetooth e il microfono, sono davvero voluminose.
Lo zaino Everki Atlas contiene tutto quello che mi serve per andare a lavorare, ci sta comodo, non schiaccia niente, ed è anche comodo sulle spalle.
Le cerniere sono robuste e tutto l’aspetto è davvero solido. C’è in due taglie, a seconda del portatile che ci dovete mettere dentro.
Ci sta anche tutto quello che serve per un fine settimana fuori o come bagaglio da portare in aereo, ci ho messo dentro la Steam Deck, le cuffie grandi, il battery pack, la mirrorless con un obiettivo, un cambio, il portatile, il kindle e c’era ancora spazio.

Sacchetto per telepass
Se avete un sistema di telepagamento del pedaggio, adesso che il monopolio è finito, in Italia ne abbiamo tre, potrebbe essere necessario, per certe tratte, dover pagare alla moda vecchia, con biglietto e carta di credito, per i motivi più disparati. Ad esempio io preferisco pagare le tratte lunghe che mi rimborserebbero, direttamente con la carta aziendale, ma per la tangenziale ho l’abbonamento.
Come si fa? Si prende questo sacchetto che è una gabbia di faraday morbida, si mette la macchina dentro e questa non sarà rilevata dall’antenna, facile e immediato.
Ricordatevi di farlo prima di prendere il biglietto, però.

Treppiede selfie telescopico
Se siete avvezzi a fare foto e video con il telefono sempre e ovunque, potrebbe servirvi un super selfie stick. Questo, chiuso, sembra un manganello e fa un po’ ridere.
Ha un telecomando bluetooth estraibile con batteria ricaricabile con USB-C e poi si può estendere fiono a quasi due metri, in cima ha la manina per tenere il telefono regolabile in ogni direzione e sotto si aprono tre piedi e diventa anche un cavalletto. Tutto in uno. Fenomenale.

Leatherman multiuso
Un’altra delle mie passioni, alla quale devo stare attento, è quella dei coltelli. Credo di aver comprato un coltello in ogni posto dove sia stato, ho avuto problemi con la dogana per un coltello comprato negli USA e tutte le volte che passo in centro davanti a una famosa coltelleria mi fermo a guardarla tutta per bene.
Leatherman fa attrezzi che si possono definire da survival, da chiuso sembra un paio di pinze, poi si apre e c’è la lama liscia, il seghetto, il cacciavite, il fischietto, il sistema per fare le scintille, l’apriscatole, l’apribottiglie e altre 15-16 cose.
Come un coltellino Victorinox, amo anche quelli, ma un po’ più rugged e con le pinze.
Lo userete? non credo
Lo volete? Certo che lo volete, anche se costa troppo
La qualità di costruzione e dei materiali è davvero notevole.

8bitDO (tutto)
Anche qui siamo nella categoria “non mi serve, ma voglio tutto”, però, diciamolo, se non ci si fanno i regali di cose che non ci servono, quando le compriamo?
8bitDo è un marchio che fa dispositivi di input, come li chiamerebbero a scuola, in stile retro. Tastiere, mouse, ma soprattutto controller per giocare.
Li fa di ogni genere e specie, di ogni colore e che richiamano le forme dei controller delle console dei tempi in cui noi anziani eravamo giovani.
Hanno anche dei grossi pad che richiamano esattamente il controller dei coinup, con la levetta e i pulsantoni.
Solo che hanno la connettività che va bene per i nuovi dispositivi, USB, 2.4GHz e Bluetooth, alcuni solo una di queste, altri tutte.
E sono compatibili con una marea di dispositivi, PC, Mac, console, applicazioni di retrogaming, SteamDeck, coprono quasi tutto il parco di hardware fatto per giocare.
La qualità costruttiva è davvero buona, sia come plastiche che come contenuti, a partire dagli stick, che sono a effetto hall e non a resistenza. Per questo motivo non hanno superfici che si consumano e, nel tempo, niente drift.
Vi lascio nelle note il sito ufficiale e un link alla ricerca su Amazon, dove trovate parte del catalogo.
Prima di aprire questi link, vi avviso, il pericolo di spendere di impulso è altissimo, per fortuna ci sono anche pad da meno di 20€

Super temperino
Passiamo a qualcosa di fisico. Se a casa usate delle matite normali, di quelle di legno, a un certo punto avrete avuto bisogno di temperarle.
Nel mondo ci sono molti tipi di temperini diversi, da quello metallico a mano, ai più sofisticati.
Quello che vi propongo è grande come un bicchiere da bibita, funziona a batteria, dentro ha una piccola fresa e non una lama, lo tenete sulla scrivania e fa già la sua figura, inserite la matita e in 3 secondi netti ecco che esce temperata e pulita in modo assolutamente perfetto.
Sembra fantascienza, ma è solo meccanica.
È solo un po’ rumoroso, ma è talmente veloce che non è un problema.

ATOTO per apple car
Da qualche tempo, ormai anni, in automobile, il telefono è diventato un’appendice quasi indispensabile. Si fanno telefonate, mi raccomando con il bluetooth, che vedo gente in auto da 50.000€ con il telefono all’orecchio e mi viene l’orticaria, si ascolta la musica, si usa il navigatore, visto che quello integrato dell’auto, spesso e volentieri, è offline e non è aggiornato.
Solo che il telefono ha il display piccolo, il supporto sul cruscotto, qualunque esso sia, è sempre in un posto scomodo, è ballerino, insomma l’usabilità non è delle migliori. Le auto sufficientemente nuove hanno un sistema di infotainment che comprende la possibilità di collegare il telefono e attivare Apple CarPlay o Android auto, che sono la funzionalità che trasferisce il telefono sul display della macchina, con solo le app necessarie e i pulsanti grandi. Gran cosa, davvero.
Le auto più vecchie non hanno questa possibilità.
Ma si può ovviare, comprando un dispositivo aggiuntivo da installare sul cruscotto, si alimenta tramite l’accendisigari e si collega al cavetto AUX dell’auto.
Il dispositivo è un display sufficientemente grande con un piccolo computer all’interno e ha il bluetooth.
Collegate a lui il telefono invece che all’auto ed ecco a voi Apple CarPlay o Android auto su una vettura vecchia.
Dovete solo fare attenzione a montarlo in modo che sia stabile, in un posto che non ostruisca la vist della strada e che sia facilmente raggiungibile dalla vostra mano per comandarlo.
Sistemate tutti i fili e via, problema risolto, entrate in auto, la accendete e avete il telefono su un display serio.
Vi lascio nelle note quello che ho preso io qualche mese fa, ma se cercate ce ne sono tantissimi.

Bose cuffie QC
Che io sia malato di cuffie è cosa nota, tra casa e lavoro ne ho molte, no, siamo seri, troppe. Ho quelle grandi over ear, le airpods, quelle per la console, quelle che uso in ufficio, quelle che uso con il pc dell’ufficio, ma a casa e ancora e ancora. Troppe.
I produttori di cuffie sono tantissimi e, ad essere sincero, se non si è grandi esperti, le differenze, se non tra le schifosissime e quelle da wow non è facile percepirle.
Io mi sono affezionato anni fa a Bose e, da tempo, le mie cuffie principali, che mi porto in viaggio e che uso per registrare il podcast sono loro, la serie QC che ha anche uno dei migliori sistemi di riduzione del rumore sul mercato.
Hanno il cavetto audio, sono bluetooth multipoint, per essere collegate a due dispositivi insieme.
Al momento sul mercato ci sono le QC standard e le Ultra. A quanto ho letto, le Ultra sono anche meglio delle Sony XM5, non le ho prese perché ho letto che l’audio con il cavo fa post processing e introduce un po’ di lag, cosa non proprio bella mentre si registra un podcast.
Uso le QC standard e sono uno spettacolo.

Magliette Qwertee
Non solo elettronico in questa puntata. Se amate le magliette con disegni simpatici, con soggetti nerd, spesso crasi tra più temi diversi, siete arrivati al punto giusto. Sul sito qwertee avete trovato quello che fa per voi. Centinaia di soggetti, per tutti i gusti, pronti da essere messi nel carrello e ordinati. Io, da anni uso solo le loro magliette, ho un cassetto pieno, le stampe reggono bene anche molti lavaggi e il cotone è di buona qualità
Prima spedivano da UK, da Brexit si sono spostati in Irlanda, niente dogana e in ogni spedizione c’è un pacchetto di caramelle Haribo. Fanno spesso sconti, se vi iscrivete alla loro newsletter, 4-5 volte all’anno fanno la clearing sale e vi portate via le magliette a 4-5€.
Oltre a Qwertee c’è anche Pampling, due siti al prezzo di uno.

Ifixit pro
L’angolo del fai da te comprende l’immancabile kit di attrezzi per aprire e riparare qualsiasi piccolo dispositivo, un telefono, il pad di una console, le astine degli occhiali, un PC portatile, insomma tutto quello che non ha bisogno della chiave del 15.
Dopo averne provati un po’, aver rotto le punte su viti dure, essermi fatto male alle mani, ho decretato che meglio del kit di iFixit Pro non c’è niente. È talmente buono che li ho fatti prendere per usarli in datacenter dove lavoro.
Il cacciavite è piccolo, solido e comodo.
Ha la prolunga morbida per le viti scomode da raggiungere, ha decine e decine di punte.
Poi ci sono tutti gli accessori a corredo per aprire ogni dispositivo senza lasciare segni, pinzette, ventose, ha persino il braccialetto antistatico da indossare mentre si lavora.
Il tutto in un unico pacchetto con chiusura a velcro.
E sul loro siti ci sono le guide per riparare praticamente ogni dispositivo, con foto e video. Eccezionali.
Se volete un kit più piccolo, ce n’è uno tutto in metallo con il porta punta integrato nel manico, magnetico, di Hoto, che è bellissimo e adattabile ad ogni piccola borsa del perfetto tecnico. Ha il solo difetto che non ha le punte pentalobe, che sono come le torx, ma a 5 invece che 6 punte.

Torcia Olight
Abbiamo tutti la torcia sul cellulare, fin qui non si discute e ce l’abbiamo sempre in tasca. Il telefono però spesso è scarico e da tenere in mano non è proprio comodo, spesso, e non sembra, più spesso di quanto possa sembrare, avere una piccola torcia, molto potente, ricaricabile con USB-C, può tornare utile. Olight è questo. La si può mettere nel portachiavi, ha 3 livelli di luminosità e al massimo è davvero un piccolo faro, quasi da usare anche come difesa personale di notte puntandola negli occhi di un’altra persona. Non dico che la uso tutti i giorni, ma mi capita spesso ed è nettamente più comoda della torcia del telefono

Ring Intercom
Dispositivi da comprare per la casa domotica credo ce ne siano una quantità tendente a infinito. Ogni produttore, anche loro infiniti, ne ha decine.
Ma uno, secondo me è quello che cambia davvero la qualità della vita in un appartamento, non ci credevo, ma l’ho sperimentato sulla mia pelle e ora non posso farne più a meno.
Ring Intercom si collega al citofono, anche quelli condominiali, la lista delle compatibilità, che va verificata prima, è lunghissima.
Una volta collegato, non serve alimentarlo, va a batteria, rende il citofono smart.
Passa tutto dai server di Ring, ed è collegabile a Home Assistant.
Quando qualcuno suona il campanello vi arriva una notifica sul telefono.
Dal telefono potete rispondere al citofono come se fosse una telefonata.
Sempre dal telefono potete aprire il portone.
Il tutto che voi siate a casa o da qualunque altra parte del mondo.
Vi assicuro che è una comodità pazzesca.
E se mettete un interruttore sul filo del campanello, questo a casa non suona e vi arriva solo la notifica sul telefono.
Se lo integrate con Home Assistant potete sbizzarrirvi con le automazioni.

Terrible Maps, il libro
Lasciamo il digitale e passiamo al cartaceo. Esiste un account Twitter che è diventato molto famoso disegnando mappe del mondo molto particolari e divertenti. Questo è un podcast e raccontarci una mappa è pressoché impossibile, aprite Terrible Maps su un qualunque social e le potete vedere.
Il gestore dell’account è davvero un genio.
Ci ha fatto un libretto, che volevo comprarmi e l’amico Alex mi ha regalato, battendomi sul tempo.
Il libretto è bellissimo e molto ben fatto, secondo me non dovrebbe mancare nella vostra libreria

Card find my per portafogli
Questo oggetto non ce l’ho, ma lo bramo. Tutto quello di cui vi ho parlato prima ce l’ho, l’ho provato e vi posso garantire che se ve ne parlo, c’è un motivo pratico.
Questo me lo hanno linkato e mi è salita la scimmia, prima o poi ce l’avrò.
Avete presente gli airtag per non perdere le cose? Io li ho messi ad ogni mazzo di chiavi, nello zaino, nelle valigie, persino in auto. Ma nel portafogli è troppo spesso, soprattutto adesso che ho uno di quelli piccoli che tiene solo poche banconote e le varie carte.
Come fare?
Hanno fatto un sistema compatibile con il Find My di Apple, ma a forma di carta di credito, che sta perfettamente in un portafogli. Ha una batteria dentro e si ricarica tramite un caricatore wireless.
É bellissimo e geniale allo stesso tempo.
Lo so che se avete iPhone lo volete anche voi

Schedina per home server
Poteva mancare una schedina grande come una carta di credito che sostituisce un computer e che può fare di tutto consumando poca corrente in una lista di regali di Natale per nerd? No. Ma non è un Raspberry, perché ormai tutti ne avete almeno uno e non avrebbe senso proporvela.
Questa scheda è un po’ diversa. E dicendo un po’ sono riduttivo.
Ha due schede di rete, due porte USB, due porte SATA, uno slot PCI Express 4x, un processore Intel, un dissipatore passivo integrato nel case e supporta storage fino a 36TB. A partire da 99$
Fermi, ci sono altre cose nella puntata prima di andare a comprarla!
Vi ho messo la curiosità, eh?

Scanwatch2
Nel mondo esistono ormai migliaia di tipo di smartwatch e smartband che fanno più o meno tutti le stesse cose, io ho l’Apple Watch, non ho quello che sto per proporvi, ma l’ho visto e devo dire che mi ha fatto salire un po’ la fregola.
A vederlo è un orologio normale, rotondo, con le lancette e qualche quadrante aggiuntivo.
Uno di questi quadranti è un display, se no non sarebbe smart.
Le sue funzionalità sono orientate alla salute, misura temperatura, battito cardiaco, ossigenazione del sangue, passi, attività fisica e sonno, si integra con le app salute del telefono e, con un abbonamento annuale fa anche analisi approfondite.
Interessante, se volete avere al polso un orologio, diciamo, normale.

Ring AIR
Sempre wearable, sempre un oggetto che non ho, ma tecnologicamente molto interessante. Volete misurare la vostra qualità del sonno, ma odiate avere un orologio al polso? bene, esiste l’anello smart, vi mandano il kit per sapere di che misura ordinarlo e poi ecco l’anello smart che misura come dormite, è anche bello da vedere.
Misura anche frequenza cardiaca, passi e ciclo mestruale. Tutto in un piccolo anello a 360€. È quasi magico tanto è piccolo e tante cose fa.
Magari non lo conoscevate e adesso avete la curiosità.

Insta360 Ace, la action Cam
Abbiamo tutti un telefono in tasca per riprendere ogni cosa, foto e video. Ma in certi casi avere un dispositivo specializzato è un’idea migliore. Troverete una recensione dettagliata della Insta360 Ace in una delle prossime puntate, ma vi anticipo che è un’ottima action cam che non ha nulla da invidiare alla più nuova e costosa Pro e anche la Pro 2, è stabilizzata in un modo pazzesco, ha una resa cromatica eccellente in ogni situazione di luce, tanta, poca, contro sole o di notte, fa video di ogni tipo e, abbinata con un kit di accessori diventa davvero interessante per riprendere video in ogni occasione.
Ovviamente poi dovete avere tempo, voglia e spazio sul disco per montarli, se no è inutile.

Grid Studio
Chiudo questa lunga e dispendiosa puntata con un quadretto da appendere al muro, ma un quadretto, anzi molti quadretti tra cui scegliere, tutti bellissimi.
Immaginate un dispositivo, un telefono, una console portatile, un pad, uno smartwatch. Aperto, con tutti i pezzi divisi e ben disposti con le loro spiegazioni all’interno di una cornice.
Ecco questi sono i quadretti di Grid Studio.
iPhone, iPod, Blackberry, Nokia 3310, Gameboy, Pad vari così via. Ci sono dispositivi per ogni gusto.
Arrivano dall’estero, ma senza dogana, in pochi giorni.
Vi assicuro che la resa è fantastica, ne ho appesi quattro in ufficio e tutti quelli che entrano si fermano sempre a guardarli.

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Non forniscono solo connettività fissa, hanno anche la rete mobile, su rete Vodafone, con tre tagli di dati per il privato e tre tagli per i contratti business, tutti con minuti di traffico illimitati. In arrivo presto il 5G e le eSIM

Il podcast cresce anche con il passaparola, diffondete l’ascolto dei podcast con amici, colleghi e parenti, ce ne sono molti da ascoltare, di ogni genere e ognuno può farsi la propria stazione radio personalizzata, anche con Pillole di Bit al suo interno, i nuovi ascoltatori sono sempre una cosa bella.
Il Tip

Dopo tutti questi inviti a spendere, direi che il tip può anche saltare, la rubrica torna la prossima puntata

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
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