Le luci dimmerabili sono quelle che hanno l’intensità luminosa regolabile, non sembra, ma a seconda della tecnologia con la quale sono costruite, la tecnologia per rendere la luminosità variabile cambia. E non sono tutte compatibili tra di loro
- Puntata 1 sul LED
- Digital requiem, un podcast del Post
- PWM
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Molte delle idee che mi vengono per la scrittura delle puntate le prendo, le rubo, mi accendono una lampadina, per rimanere a tema nella puntata di oggi, dai vari gruppi che seguo.
In uno di questi, qualche giorno fa, si è parlato di luci dimmerabili e grazie a Simone e Federico, oggi avete questa puntata su come funziona la regolazione di intensità delle lampadine, quelle a filamento e a LED
In generale, potremmo dire che le lampadine, si possono dividere in alcune categorie.
Le lampadine a filamento che funzionano in corrente alternata, come quelle che una volta avevamo in casa e ora non troviamo più e le alogene, che abbiamo, forse, ancora in qualche faretto
Le lampade a LED, ora diffusissime ovunque
Le lampade a gas, come ad esempio i neon o le prime versioni delle lampade a risparmio energetico
In alcune nicchie, ci sono ancora delle lampadine a filamento che funzionano a corrente continua.
Le lampade a gas non hanno intensità regolabile, sono accese o spente, non c’è via di mezzo, la loro tecnologia non lo permette. Prima tipologia chiusa facilmente.
La seconda, seppur una micro nicchia, ci permette di iniziare a capire un po’ cosa vuol dire avere una lampadina regolabile.
Le lampadine a filamento a tensione continua erano usate principalmente nei giocattoli.
Come funziona una lampadina a filamento?
È un bulbo di vetro, con all’interno un gas inerte, che non prende fuoco facilmente, dentro cui c’è un filo di un materiale particolare che oppone resistenza al passaggio della corrente e, quando passa corrente, diventa incandescente, questa incandescenza emette luce. Emette anche molto calore. Il gas inerte dentro il bulbo permette al filamento di non bruciare, tipo un flash monouso.
Se il filamento è una resistenza, torniamo a scomodare la legge di Ohm.
Se applico una tensione su una resistenza, ci sarà un passaggio di corrente al suo interno.
Visto che la resistenza è fissa, posso variare la tensione.
Più è alta la tensione più corrente passa.
Più corrente passa, più il filamento diventa incandescente, fa più luce e emana più calore.
Ad un certo punto, superata una certa tensione, quella nominale della lampadina, il filamento cede e la lampadina si brucia perché passa troppa corrente.
Alle lampadine a tensione continua, per avere l’effetto visivo di cambiare la luminosità, basta cambiare la tensione applicata ai loro poli, molto facile.
Esistono lampadine che a pari tensione emettono più o meno luce, dipende da come è fatto il filamento al loro interno, basta che pensiate alle automobili che hanno tutte le lampadine a 12V, le lampadine di posizione fanno molta meno luce di quelle degli stop.
Passiamo a casa, dove abbiamo la 220V in alternata.
Qui le cose cambiano e non poco.
A casa nostra la fornitura elettrica arriva con un’onda sinusoidale che passa da circa 220V a -220V 50 volte al secondo, la frequenza è 50Hz.
Noi non abbiamo mai visto le lampadine lampeggiare perché il nostro occhio ha una sorta di persistenza dell’immagine sulla retina e i movimenti troppo veloci ce li perdiamo. L’effetto di persistenza è quello che ci permette di vedere un film al cinema a 26 fotogrammi al secondo e di percepire una scena in movimento fluido e non vediamo 24 foto molto rapide una dopo l’altra.
In 1/50 di secondo la lampadina passa da spenta, alla sua luminosità massima, a spenta a di nuovo la sua luminosità massima, anche se a tensione negativa e di nuovo a spenta. Così via fino a che non la spegniamo.
Per abbassarne la luminosità non possiamo intervenire sulla tensione, riducendola, per esempio, a 110V, dovremmo andare a scaricare quei 110V rimanenti da qualche parte scaldando una resistenza, cosa molto poco pratica e un po’ pericolosa.
Immaginiamo che la luminosità massima sia generata dall’area creata dall’onda sinusoidale mentre viene disegnata, con il piano orizzontale.
Lo so che in podcast è un po’ complesso, mi spiace, cercate di immaginarvelo.
A livello matematico è l’integrale di ogni semionda, se non sapete cos’è un integrale non importa, non è un’informazione indispensabile, ma è una di quelle applicazioni pratiche della matematica che mi sono sempre piaciute.
Per diminuire la luminosità serve un sistema che prenda l’onda sinusoidale e a un certo punto, prima che questa finisca il suo ciclo normale, la porti a zero.
Immaginiamo di voler dimezzare la luminosità, ad ogni semionda, quando questa raggiunge il suo massimo, al posto di farla scendere gradatamente verso il minimo, la portiamo rapidamente a zero e lì la lasciamo fino a quando non deve iniziare la semionda successiva, anche questa, raggiunto il suo minimo, la riportiamo subito a zero e così via.
Se vogliamo meno del 50% di luminosità interrompiamo le semionde prima del loro culmine, se vogliamo più del 50% le interrompiamo oltre il loro culmine.
Tutto questo lavoro, nei dimmer che c’erano a casa un tempo, si sentiva per quella specie di ronzio che si sentiva al loro interno.
Poi abbiamo messo i LED.
Come raccontavo della lontanissima puntata 1, il LED è un diodo, si accende solo quando la tensione continua è applicata nel verso giusto ed è sopra una certa soglia, tipicamente 0,7V.
Se la applico al contrario, oltre una certa tensione, il diodo si brucia.
Non posso applicare la 220V in alternata.
Devo prima mettere un trasformatire che abbassi la tensione e poi un raddrizzatore con stabilizzatore che la passi da alternata in continua.
Un trasformatore messo dopo un dimmer per lampadine a 220V non funzionerebbe, bisogna cambiare metodo.
Come si varia la luminosità di un LED?
In un modo diverso dalle lampadine a 220V in alternata.
Ogni lampadina a LED ha una sua tensione di funzionamento ed è accesa al massimo o è spenta, non ci sono vie di mezzo.
Il LED, per sua caratteristica, si accende e si spegne molto in fretta, la curva della luminosità da spento a completamente acceso è quasi una curva verticale.
Sempre grazie alla persistenza dell’immagine sul nostro occhio, possiamo far stare acceso il LED per un tempo inferiore al 100% del tempo, ma con una frequenza molto elevata.
Il nostro occhio non si accorge che si spegne e si accende, vede solo che fa meno luce.
Se noi applichiamo un’onda quadra al LED e variamo il tempo durante il quale l’onda è a valore acceso, rispetto a quando è a valore spento, ecco che possiamo variare la luminosità.
Se è sempre nello stato acceso, avremo il 100% di luce.
Se il 50% del tempo è su acceso e il 50% del tempo su spento, vedremo il LED che emette la metà della luminosità.
Questa percentuale di quanto è ON e OFF un’onda quadra si chiama duty cycle.
Questo tipo di comando per una lampada è chiamato PWM, Pulse Width Modulation, modulazione a larghezza di impulsi.
Più la nostra onda quadra sarà in stato ON durante il suo ciclo, che è molto più veloce di quello che vede l’occhio, più vedremo luce emessa dal LED
In entrambi i casi, per le lampade a filamento e per i LED, non si tocca la tensione applicata alla lampadina, se avete fatto caso.
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