#333 – Non abbiamo bombe in tasca

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#333 - Non abbiamo bombe in tasca
Loading
/

Eventi di guerra, di quelli che vorremmo smettere di sentire, svegliano persone evidentemente problematiche che inneggiano a “operazione perfetta” e quelle che dicono “ecco, il 5G provoca esplosioni all’interno delle vene dei vaccinati”. Abbiamo assistito a un’operazione di intelligence e non a un’esplosione di massa di batterie al Litio.

Fai click su questo testo per leggere la trascrizione della puntata

Più che una introduzione, questa è una premessa. In questo podcast si parla di tecnologia e non di politica, men che meno di guerra, come vi ho detto tante volte ci sono molti altri posti dove potete informarvi e cercare pareri, questo non è il posto adatto.
Ma in una parte del mondo, a opera di un esercito, è stato fatto un attacco particolare, anzi, ne hanno fatti due che comprendono molta tecnologia e, seppur disprezzando la guerra, l’esercito e tutto quello che ci sta intorno, mi è parso utile, interessante e necessario dipanare qualche dubbio e raccontare due cose.
Potete continuare a tenere i cellulari in tasca con tranquillità.

Prima di iniziare, bentrovati all’ascolto di Pillole di Bit, ho preso due settimane di pausa, sono andato in vacanza dall’altra parte del mondo, in Nord America, pensando di prendere freddo e invece, mentre in Italia è iniziato l’autunno, in Vermont ho preso 26-29 gradi Celsius, sto cercando di dimenticare tutte le conversioni dal sistema imperiale a quello metrico.
Mentre ero in vacanza il contatore di settembre per la puntata di Pillole di Bit Stories di Novembre è arrivato a più del 70%, chissà se uscirà una nuova puntata speciale, manca una settimana, chissà se ce la si fa. Grazie a tutti i donatori, come sempre, senza di voi, questo podcast non ci sarebbe.

Finiti i convenevoli, torniamo alla puntata e all’argomento principale del podcast, la tecnologia.
Guardatevi intorno e cercate di identificare tutti i dispositivi che contengono una batteria al litio.
Vi aiuto.
Il telefono che avete in tasca o in mano.
L’orologio smart che avete al polso
Le cuffie, piccole o grandi che siano, se sono senza fili, che avete alle orecchie, in tasca o nello zaino
Il PC portatile su cui state lavorando o che avete appoggiato sulla schiena.
Il battery pack che avete nella borsa da qualche parte.
Il pad wireless che state usando per giocare a una console o al PC, esclusi quelli di Xbox che hanno le stilo e se sono ricaricabili, che di solito non sono al litio.
Il mouse e la tastiera wireless che state usando, se non hanno le batterie AA o AAA.
La macchina fotografica o la action cam, di ogni marca e modello che avete in un cassetto o nello zaino o da qualche parte addosso perché state registrando.
Il monopattino che usate per spostarvi.
La bicicletta con la pedalata assistita.
Il motorino elettrico.
L’auto elettrica o ibrida.
Il bus elettrico o ibrido che vi sta portando verso casa, il lavoro o da qualche altra parte.
E ho la netta sensazione che pur avendo avuto tempo di scrivere questa puntata, mi sono scordato qualcosa.
Adesso, seriamente, pensate che se per un qualunque motivo queste batterie potessero esplodere come se fossero delle piccole o grandi bombe, tutte le aziende di prodotti elettronici le avrebbero messe ovunque?
Seriamente?
Il litio non è un composto stabile, va gestito in un certo modo e non va messo a contatto con l’ossigeno.
Se no brucia, anche in modo abbastanza violento.
Per questo le batterie al Litio non vanno mai, ma mai, aperte, toccate e modificate.
Se si fa un buco, prendono fuoco, subito. E fanno una bella fiammata.
Ma lo fanno anche se le mettete in condizioni di scaldare troppo, con una scarica o una carica troppo violenta, scaldano, gonfiano, rompono il contenitore in cui stanno e prendono fuoco.
L’altro problema è che l’incendio da Litio non si spegne come quando accendete un pezzo di carta e poi lo bagnate. Puff! Spento.
No, il Litio è difficilissimo da spegnere, una volta che ha preso fuoco.
Ci vanno giorni.
Ma avete tutto il tempo di allontanarvi e vederlo bruciare.
Abbiamo appurato che le batterie al Litio non scoppiano.
No, mai. Potete tornare a tenere il telefono in tasca come avete sempre fatto. Se la batteria ha un problema, come era successo ad alcuni telefoni e tablet di qualche anno fa, ve ne accorgete, scaldano, molto troppo, li buttate a terra e via, non esplode niente.
Se succede su un aereo in volo è un problema, ma non c’è un’esplosione, al massimo un incendio, che è una cosa diversa.
E allora come hanno fatto a far esplodere 3000 cercapersone e molti walkie talkie nello stesso istante?
Hanno fatto un attacco su quella che viene detta Supply Chain.
Qualche anno fa era successa una cosa simile su un prodotto software, cosa molto più facile.
Hanno preso una libreria usata da un prodotto commerciale molto famoso, l’hanno modificata e firmata, in modo che questa potesse essere usata al posto di quella legittima, senza che il produttore se ne accorgesse. Una volta che il prodotto finale era installato su decine di migliaia di computer, la libreria modificata ha agito e ha fatto partire il ransomware, bloccando di fatto moltissimi computer che usavano quel prodotto, nello specifico un sistema di gestione e sicurezza dei client, cosa alquanto ironica. In Nord Europa ci fu una catena di supermercati chiusa per settimane a causa di questo tipo di attacco, nessuna cassa funzionava più.
Sì, le casse dei supermercati sono tutte dei computer, tipicamente Windows.
Ma sostituire una libreria, seppur complesso, non è come mettere dell’esplosivo in 3000 cercapersone.
Premetto, questa è una azione di guerra che ha provocato morti, tra cui bambini, feriti e ha colpito in modo del tutto indiscriminato e mi guardo bene dal dire, come ho letto in giro, che è stato un piano perfettamente eseguito. Ha fatto schifo, come ogni azione di guerra.
Cos’è un cercapersone?
È un piccolo dispositivo che, nella sua semplicità, riceve messaggi di testo via radio.
Ci sono delle antenne, ogni Paese ha le sue frequenze dedicate, che solitamente trasmettono i segnali del protocollo più usato, il POCSAG, è un protocollo vecchio e non finisce per P, stranamente, questo acronimo sta per Post Office Code Standardisation Advisory Group.
Semplificando molto, l’antenna trasmette, modulando in frequenza, il codice del dispositivo a cui è trasmesso il messaggio e il messaggio stesso. Il dispositivo che non ha quel codice di destinazione, scarta il messaggio, quello che è il vero destinatario, legge il messaggio e lo mostra sul display.
C’è tutto un sistema che minimizza il controllo di tutti i messaggi che passano sulla rete, per ridurre il consumo di batteria.
Perché non usare un cellulare? perché il cellulare si autentica sulla radio base alla quale è collegato e può essere localizzato con una precisione discreta, il cercapersone, come una radio, riceve e basta, non trasmette e non può essere localizzato.
Cosa pare che sia successo, alla fine?
Pare che un grosso ordine di cercapersone, e uno di walkie talkie siano stati intercettati e modificati, aggiungendo dell’esplosivo, un detonatore e un sistema che, rispondendo ad un certo segnale innescasse il detonatore per far saltare l’esplosivo.
Fatto questo, i dispositivi sono stati fatti arrivare a destinazione e attivati nel momento desiderato.
Potrebbero anche aver chiesto direttamente al produttore di costruirli con l’esplosivo all’interno, una volta venuti a sapere dell’ordinativo.
O, ancora diversamente, potrebbero aver creato delle aziende farlocche che hanno preso direttamente gli ordini di questo tipo e li hanno prodotti con il sistema esplosivo all’interno.
Se cercate tra le notizie, da quando scrivo a quando uscirà la puntata, saranno uscite altre informazioni, ma sicuramente nessuno avrà la certezza di come hanno fatto.
Non si tratta di un attacco hacker che ha sfruttato una vulnerabilità di un dispositivo, ma un sabotaggio vero e proprio che ha fatto arrivare dispositivi manomessi nelle tasche degli obiettivi.
In conclusione, torno a ripeterlo.
La guerra fa schifo, qualunque sia il livello delle azioni che vengono fatte e da chiunque vengano fatte.
Potete stare tranquilli per le vostre batterie al litio in tasca, nelle orecchie, al polso, tra le mani e sotto al sedere, non scoppiano.
Fate la vostra parte, fermate tutte le notizie fasulle che girano su batterie che esplodono e altre amenità che arrivano fino al 5G e ai vaccini, che non se ne può davvero più.
Sottolineo, inoltre, che dire che è stata un’operazione chirurgica, è una grande idiozia. Non sono state colpite esattamente le 3000 persone che si volevano colpire, ma anche tutte quelle che erano intorno, per caso.
Giusto per mettere i puntini sulle i.

Pillole di Bit è un podcast gratuito da sempre e disponibile per tutti, ma realizzare un podcast ha dei costi in servizi, hardware e software.
Ma non solo, ha anche bisogno di un ritorno in soddisfazione per chi lo produce, settimana dopo settimana, da quasi 10 anni.
Per coprire costi e soddisfazione voi ascoltatori potete contribuire in modo pratico, mettendo mano al portafogli, con una donazione, che sia ogni tanto o un abbonamento mensile, dell’importo che volete, basato su quanto potete permettervi e quanto vale per voi la produzione e i contenuti delle puntate.
Ogni volta che vedo una notifica, sono contento, vuol dire che il mio lavoro ha generato un valore reale.
Potete farlo in modi diversi, tramite Satispay, Paypal o con il Value for Value, con le applicazioni che lo gestiscono, se volete più informazioni sul value 4 value potete fare riferimento alla puntata 297.
I più sinceri ringraziamenti vanno a chi ha voluto donare qualcosa in questa settimana, nel dettaglio
Gli abbonati
Ivan
Carlo
Valerio
Giorgio
Giovanni
E chi usa il value for value
Paolo
Guido
Nicola Gabriele
Jackal
Federico
Oltre a donare direttamente, potete anche usare i link sponsorizzati, che a fronte di un vostro ordine, a me riconoscono una percentuale, come Amazon o uno dei migliori provider internet che potete trovare sul mercato: Ehiweb, per loro metto la mano sul fuoco, tutte le persone che si sono abbonate mi hanno dato feedback estremamente positivi.
Vi riporto l’ultimo che mi è arrivato da Raffaele
“Dopo qualche peripezia con OpenFiber, sono riuscito ad avere la connettività di Ehiweb.
Servizio clienti top, davvero. Mai visto nulla di simile sino ad ora!”
Il podcast cresce anche con il passaparola, diffondete l’ascolto dei podcast con amici, colleghi e parenti, ce ne sono molti da ascoltare, di ogni genere e ognuno può farsi la propria stazione radio personalizzata, anche con Pillole di Bit al suo interno, i nuovi ascoltatori sono sempre una cosa bella.

Ogni tanto, quando ho la testa più libera, per questo ogni tanto e non ogni poco, provo a sperimentare qualcosa di nuovo. Nelle serate libere in vacanza avevo il portatile appresso, e ho scaricato un browser diverso dal solito, Arc, si scrive proprio A R C, il link ve lo lascio nelle note, come sempre.
Rispetto a tutti gli altri browser, ha una barra laterale a sinistra abbastanza imponente in cui ci sono le tab che potete aprire, chiudere e pinnare, lui dopo un certo tempo le archivia e potete poi andare a recuperarle dallo storico, potete creare degli spazi dove mettete e gestite le tab o direttamente dei profili separati, funzionano quasi tutte le estensioni di Chrome e direi che, dopo qualche ora di utilizzo faticosa, per esempio nella gestione dei preferiti, diventa un nuovo modo interessante di lavorare con decine di tab aperte, sicuramente meglio organizzato.
Io, fossi in voi, gli darei una chance.

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
Io sono Francesco, produttore e voce di questo podcast e vi do appuntamento a lunedì prossimo, per la prossima puntata, disponibile su Feed RSS, o su tutte le piattaforme di podcast, vi registrate e la puntata vi arriva automagicamente.
E se a fine mese il grafico a torta delle donazioni nella barra laterale del sito si riempie, arriva anche la puntata extra di Pillole di Bit Stories, se si riempie è grazie alle donazioni, se la puntata esce, è merito vostro!

Grazie per avermi ascoltato!

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

#332 – Sovraccarico elettrico

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#332 - Sovraccarico elettrico
Loading
/

In estate puntuali arrivano i blackout. Tutti a dire che è colpa dei condizionatori, da anni. Anni in cui il consumo elettrico cresce, il caldo aumenta e le reti stanno lì, a saltare perché non ce la fanno. Forse la colpa non è dei condizionatori.

Fai click su questo testo per vedere lo script della puntata

È sistematico. Arriva il caldo e iniziano i blackout.
Sui giornali tutti a dare la colpa ai condizionatori.
Mai nessuno che pensi un attimo a come sono evoluti i consumi elettrici negli anni e come è evoluta la rete e i relativi contratti nel frattempo.
Nel frattempo, per fortuna, forse, speriamo, il caldo sta passando.

Gestire la fornitura elettrica di un intero Paese non è una cosa facile, su questo non si discute.
La corrente elettrica va generata o acquistata, va trasportata e poi va distribuita in modo estremamente capillare a tutti quelli che ne chiedono l’utilizzo.
Trasportare l’energia elettrica è pericoloso e tutto il trasporto va gestito e controllato in modo che non succeda nulla di spiacevole.
Per trasportare grandi quantità di energia, questa deve essere trasformata in alta tensione, in modo da non avere correnti elevatissime che danno problemi di surriscaldamento dei cavi e dispersione.
Ci impegniamo un sacco a produrla, se viene dispersa durante il trasporto è un vero peccato.
State pensando che in periodo di grande siccità disperdiamo acqua con gli acquedotti? Verissimo, non è un peccato, è criminale.
Un’altra cosa importante è che non siamo in grado di immagazzinare l’energia che generiamo, non nelle quantità che servono per alimentare un città, ad esempio, per questo motivo dobbiamo essere in grado di generare quella che serve per non generare disservizio, ma non troppa di più per non buttarla via.
Quella che viene generata e non usata viene persa.
Avete presente quelle vecchie torce a dinamo?
Premete sulla levetta e si accende la lampadina.
Se svitate la lampadina e premete sulla levetta, la corrente viene generata, ma non può essere usata e viene persa.
Adesso immaginate una rete fittissima di cavi e centraline che, dalle centrali o dalle reti che arrivano dagli altri paesi, arrivano ad ogni singola unità abitativa, ogni singola fabbrica, ufficio, linea del treno e del tram, lampioni, semafori e ogni cosa che richiede elettricità per funzionare.
Bene, è una roba complessa.
E soprattutto, visto che, a parte alcuni elettrodotti ad alta tensione, viaggia tutto sotto terra, andare a metterci le mani non è affatto banale.
A casa nostra abbiamo molti dispositivi che funzionano a energia elettrica.
Da che mi ricordi io da piccolo ad adesso, sono sempre di più.
Quando ero piccolo avevamo il frigo, la TV, le lampadine, la radio, la lavatrice e poco altro.
Il contratto era da 3kW.
Vuol dire che il contatore scattava se l’assorbimento era più alto di 3000W di picco, circa.
Oggi, il contratto medio è da 3kW, non è cambiato, ma abbiamo il forno, la lavastoviglie, i computer, le console, le televisioni, l’asciugatrice, i condizionatori, gli aspirapolvere, le piastre a induzione, i microonde, i router, gli access point e altri mille piccoli o grandi dispositivi e elettrodomestici.
Tutti questi hanno innalzato il consumo elettrico medio di ogni casa.
La stessa cosa si può dire degli uffici o delle fabbriche.
La tecnologia ha contribuito in modo sostanziale a ridurre il consumo dei singoli dispositivi, ma abbiamo sempre più oggetti che funzionano a corrente.
E ne avremo sempre di più.
A partire dal 2025 si dovrà iniziare a smettere di usare le caldaie a condensazione per il riscaldamento. Chi non ha il teleriscaldamento dovrà passare alla pompa di calore che, guarda caso, è elettrica.
Per far funzionare tutta questa roba è necessario produrre la corrente e farla arrivare dove deve essere usata.
Come ogni cosa, la rete non è stata progettata per poter consegnare a tutti la massima potenza contrattuale possibile sempre. Avrebbe avuto un costo enorme.
Si progettano le cose facendo un conto su un uso medio e qualche picco.
Gli ospedali non sono progettati per contenere tutti gli italiani in contemporanea, sarebbero un costo enorme e sarebbero sempre vuoti.
Ma ci siamo accorti che un picco considerevole, 4 anni fa, non sono stati in grado di gestirlo.
Le reti dati non sono progettate per sostenere tutto il traffico alla massima velocità di tutti i contratti venduti.
Ma nel tempo si sono evolute.
Se qualche tempo fa tutti andavano al massimo a circa 1Mbps, adesso si viaggia tra 30, per i più sfortunati e 5Gbps. Le reti sono state potenziate di conseguenza. In un periodo di picco, come per guardare una partita importante di campionato, rallentano, non crolla tutto, di solito.
La stessa cosa vale per i server di una grande azienda, che non ha la potenza di calcolo per gli accessi del black friday, ma qualche giorno prima si organizza.
L’INPS è a parte, ovviamente.
Tutto questo per dire che la rete elettrica delle città, anche se complicata da far evolvere, ha avuto anni con incrementi costanti di assorbimenti.
I condizionatori si vendono ogni anno, perché ogni anno fa più caldo e ogni anno c’è gente che invecchia e con troppo caldo sta male o si muore.
O, più semplicemente, la gente che lavora da casa o che vive in casa, vuole vivere e non sopravvivere.
Ma vuole anche cucinare con il forno o la piastra a induzione, non tutti possono permettersi di ordinare da asporto sempre.
O vuole accendere il computer con la sua scheda grafica all’ultimo grido e giocare tutto il sabato.
Il mio condizionatore, a regime e con una temperatura ragionevole, consuma meno di 1000W
Un computer con una scheda video di ultima generazione, con un gioco ben carrozzato, arriva a 800W costanti
La cottura della pizza al forno, magari per un gruppo di amici, può protrarsi anche per 4 ore. Un forno medio consuma 2300-2500W
Una persona che ha un box e attacca l’auto elettrica a caricare la notte, può consumare 2500W per 10-12h consecutive.
Il problema della rete elettrica è che, a differenza di Internet, se va sotto pressione, non rallenta tutti, ma scalda e da qualche parte salta, lasciando tutti al buio, fino a quando non arriva la squadra che interviene per risolvere il problema.
In città non ci sono solo le case private
Ci sono gli uffici, i negozi, la pubblica amministrazione e altri servizi.
Tutti loro consumano energia.
Vorrei che la si smettesse di leggere sui giornali “è colpa dei condizionatori accesi”, ma vorrei leggere “è colpa della rete elettrica che non è mai stata adeguata e quindi non regge un carico che negli anni è lentamente aumentato, nell’indifferenza dei gestori”

Pillole di Bit è un podcast gratuito da sempre e disponibile per tutti, ma realizzare un podcast ha dei costi in servizi, hardware e software.
Ma non solo, ha anche bisogno di un ritorno in soddisfazione per chi lo produce, settimana dopo settimana, da quasi 10 anni.
Per coprire costi e soddisfazione voi ascoltatori potete contribuire in modo pratico, mettendo mano al portafogli, con una donazione, che sia ogni tanto o un abbonamento mensile, dell’importo che volete, basato su quanto potete permettervi e quanto vale per voi la produzione e i contenuti delle puntate.
Ogni volta che vedo una notifica, sono contento, vuol dire che il mio lavoro ha generato un valore reale.
Potete farlo in modi diversi, tramite Satispay, Paypal o con il Value for Value, con le applicazioni che lo gestiscono, se volete più informazioni sul value 4 value potete fare riferimento alla puntata 297.
I più sinceri ringraziamenti vanno a chi ha voluto donare qualcosa in questa settimana, nel dettaglio
Gli abbonati
Andrea
Alain
Giorgio
Le donazioni spot
Alessandro
Vincenzo
Franxcesco
Tiziano
E chi usa il value for value
Nicola Gabriele
Federico
Jackal
Oltre a donare direttamente, potete anche usare i link sponsorizzati, che a fronte di un vostro ordine, a me riconoscono una percentuale, come Amazon o uno dei migliori provider internet che potete trovare sul mercato: Ehiweb, per loro metto la mano sul fuoco, tutte le persone che si sono abbonate mi hanno dato feedback estremamente positivi.
E non dimenticatevi di parlar bene di Pillole di Bit a chi non lo conosce o a chi non sa dell’esistenza dei podcast.

Tutti a casa abbiamo, per legge, l’interruttore differenziale nel quadro elettrico principale. Quello che tutti chiamano comunemente salvavita. Ne ho descritto il funzionamento nella lontanissima puntata 5. No, non volete davvero andare a riascoltarla, brrr.
In caso di dispersioni lui scatta e toglie corrente a casa.
Se siete a casa controllate e lo riarmate, tutto torna a posto.
Ma se lui scatta per qualche motivo mentre non ci siete?
Diventa un problema per molti motivi, per quello che c’è nel freezer, per il vostro antifurto e per altre cose.
Sarebbe interessante avere un sistema che vi avvisi quando succede, e ne parleremo, ma esistono sul mercato degli interruttori differenziali con il riarmo automatico.
Stacca per un problema, dopo qualche secondo controlla se il problema c’è ancora, se non c’è più, perché magari era dovuto a un picco anomalo, ad esempio, si riarma da solo e la corrente torna in casa.
Il tutto a patto che il blackout non sia dalla linea esterna.
Non vi lascio un link, chiedete al vostro elettricista.
Questi lavori si fanno fare ai professionisti.

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
Io sono Francesco, produttore e voce di questo podcast e vi do appuntamento a fine settembre, per la prossima puntata, disponibile su Feed RSS, o su tutte le piattaforme di podcast, vi registrate e la puntata vi arriva automagicamente.
Dopo avervi tenuto compagnia per tutto agosto, quando tutti gli altri podcast vanno in vacanza, è giusto anche per me il momento da fare una pausa e spegnere il microfono per due settimane. Ma voi non preoccupatevi, torno presto.

Grazie per avermi ascoltato!

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia

#331 – Messaggi crittografati e Telegram

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#331 - Messaggi crittografati e Telegram
Loading
/

Hanno arrestato Durov, il fondatore di Telegram. Tutti i giornali, ma tutti, hanno detto che Telegram è pericoloso perché ci sono gruppi dove girano materiali deprecabili (vero) e perché è un sistema crittografato (falso).

  • Puntata 120 (Usare Telegram)
  • Puntata 141 (Sospendiamo Telegram)
  • Le puntate sulla Home Assistant di Easy Apple da ascoltare assolutamente: 678 e 679
Fai click su questo testo per leggere lo script della puntata

Una volta, solo una vorrei leggere sui giornali delle notizie di tecnologia non dico precise, ma almeno corrette, perché se so che non tutte le persone sono nerd come me e sono una piccola percentuale di questo mondo, è giusto che le persone non nerd abbiano le informazioni dette in modo chiaro e semplice, ma giusto, non inventato o arronzato o, peggio, solo per attirare il click.
E io lo vedo per la tecnologia, chissà che succede in tutti gli altri ambiti in cui sono molto ignorante.
Hanno arrestato Durov, il fondatore di Telegram.
Le testate hanno iniziato a parlare di Telegram e lo hanno fatto male.

Prima di iniziare, una piccola nota di servizio.
A partire da questa puntata, il canale dove pubblicavo le puntate verrà dismesso, per me è un lavoro aggiuntivo sostanzialmente inutile, i link alle nuove puntate verranno inseriti nel gruppo del podcast, il posto giusto dove parlarne.

Ho fatto tanto tempo fa una puntata su Telegram, la 120, ma anche la 141. Mezzo mondo odia Telegram, per due motivi.
Al suo interno è noto che ci siano gruppi gestiti da persone terribili che si scambiano materiale terribile e l’azienda non è mai stata propensa a collaborare con la giustizia per aiutarla a trovare queste persone terribili.
Non entro nel merito di questa questione, non fa parte del contenuto di questo podcast ed è un ginepraio dentro il quale non mi voglio infilare, trovate discussioni su questo tema in molti altri posti.
Aggiungo che per ogni dove si possono fare attività illecite, su una marea di piattaforme online e luoghi offline, non solo su Telegram.
Sui giornali ho letto, ovunque, che il problema di Telegram è la crittografia, per questo è difficile andare a trovare le persone che condividono il materiale illegale.
Ecco, è sbagliato, profondamente sbagliato.
E dirlo è pericoloso, per tutti noi, certe parole hanno un peso e queste sono pesantissime.
La parte tecnica.
Cosa vuol dire che un sistema di messaggistica è crittografato?
Ne abbiamo parlato già molte volte qui, ma è bene fare un piccolo ripasso.
Mario deve scrivere a Sonia.
Mario genera la sua coppia di chiavi di crittografia, quella pubblica e quella privata, Sonia fa la stessa cosa.
In qualche modo, si scambiano le chiavi pubbliche.
La teoria dice che si trovano e se le scambiano di persona, ma si può fare anche in modo digitale.
Quando Mario deve scrivere a Sonia, codifica il messaggio con la chiave pubblica di Sonia, manda il messaggio e l’unico modo per leggerlo è decodificarlo con la chiave privata di Sonia, che lei avrà tenuto con la massima cura.
Durante il transito nessuno sarà in grado di decodificarlo.
La stessa cosa farà Sonia per rispondere, scrive il messaggio, lo codifica con la chiave pubblica di Mario, lo spedisce e, arrivato a destinazione, solo Mario, con la sua chiave privata che ha solo lui, potrà decodificarlo.
Questa è la crittografia End to End in parole semplici.
Se usate Whatsapp e Signal questo sistema è preconfigurato di default nell’app, quando scrivete a qualcuno, le due app dei due telefoni si organizzano e fanno lo scambio di chiavi.
Il contenuto dei messaggi passa sui server dei gestori sempre crittografato e nessuno potrà mai leggerlo.
Neanche le forze dell’ordine quando hanno accesso tramite rogatoria internazionale.
Il contenuto. I metadati sono invece leggibili. Mario ha scritto a Sonia in questa data, a quest’ora da questo posto. Questo è un metadato. Li mettete insieme e a volte non vi serve neanche il contenuto, ma è un altro discorso.
La crittografia nella messaggistica tra le persone è una cosa importante, e fondamentale nel diritto alla riservatezza delle conversazioni.
Vi dà fastidio se vi arriva una lettera già aperta, vero? Ecco, se sapeste che qualcuno può leggere il contenuto dei vostri messaggi è la stessa cosa.
La crittografia garantisce che nessuno possa leggerlo.
Per nessuno intendo il gestore della piattaforma o eventualmente le forze dell’ordine che ne chiedano l’accesso, non c’è modo.
Telegram, per impostazione predefinita, non ha la crittografia dei messaggi.
Avete capito bene. I messaggi che vi scambiate tra amici, parenti o nei gruppi non sono crittografati, non c’è scambio di certificati e non sono protetti.
Questo non vuol dire che se qualcuno si mette con wireshark sulla rete, guarda passare i pacchetti e legge le conversazioni, le API sono comunque protette da https tra il vostro dispositivo e i server di Telegram, ma quando i messaggi e gli allegati arrivano sui server di Telegram sono in chiaro.
E lì restano, fino a che non li cancellate. Sempre che la cancellazione sia reale, questo nessuno può garantirlo.
Questa differenza spero che sia chiara.
Se perdete il telefono e non avete un backup delle chat di Whatsapp, ciao, le avete perse tutte.
Se perdete il telefono e fate logon su telegram su quello nuovo, ecco che sta tutto lì, da quando avete creato l’account.
Sta tutto sui server di Telegram, in chiaro. Lo ripeto perché deve essere una cosa che vi rimane in testa.
Volendo si può attivare la crittografia End to end, come su Whatsapp e Signal, selezionate l’utente con cui volete attivarla e nelle opzioni selezionate “chat segreta”, a questo punto c’è la crittografia, ma funziona solo sul dispositivo da cui l’avete fatta partire, non su tutti gli altri. E chi l’ha analizzata ha detto che viene applicata in un modo non proprio come standard vorrebbe, insomma ci si fida sempre più di Whatsapp e Signal.
Nei gruppi non è possibile attivare la crittografia, tutti i gruppi, i messaggi, gli allegati e i contenuti sono sui server di Telegram in chiaro. L’avevi già detto? Lo so, ma lo ripeto.
Se Telegram decidesse di iniziare a collaborare con le forze dell’ordine sta tutto lì. Messaggi, allegati e soprattutto utenti e relativi numeri di telefono.
Ma anche se qualcuno dovesse violare i server di Telegram e vendere tutto al miglior offerente.
Quante cose riservate ci sono sopra che pensavate fossero private? Ecco, non lo sono.
Tutto quello che sta sui loro server, anche le cose illegali e più orribili sono lì perché Telegram ha detto “fidati di me”. Ma che davvero?
Ma tanto io non ho niente da nascondere, chi se ne frega.
Questa è una di quelle che cose che si sente dire spesso, ed è una grande fesseria.
Vi faccio tre esempi.
In alcuni stati USA l’aborto è vietato, si va in carcere. Le donne che vogliono abortire lo fanno in modo illegale, perché l’aborto puoi vietarlo, quello che diminuisce sono gli aborti legali, non il numero di aborti.
Le autorità hanno chiesto a Meta l’accesso alle chat di Messenger che non sono crittografate E2E ed ecco che hanno arrestato la donna.
Il portavoce di un attuale ministro anni fa scrisse in chat cose poco simpatiche. Per un’indagine non correlata a lui queste chat finirono agli atti e a un certo punto sono finite in mano a un giornalista, che le ha pubblicate e lui si è dimesso, perdendo il lavoro.
Non importa in questo caso il contenuto delle chat, quello che importa è che qualcosa che si pensava fosse riservato, in effetti non lo era, ad un certo punto è diventato pubblico ed ecco che si perde il posto di lavoro.
Hanno violato anni fa un sito di incontri gay, hanno pubblicato tutto, c’è gente che si è ammazzata.
Le conversazioni, di qualunque genere, hanno il sacrosanto diritto di essere riservate.
Abbiamo sfatato due errori gravi.
Il primo è che telegram non è un sistema di messaggistica crittografata.
Il secondo è che non abbiamo cose da nascondere.
Abbiamo detto qual è il problema di Telegram nel mondo, al suo interno, tra le varie cose, ci sono mercati di nefandezze e la società non si è mai impegnata a rimuoverle o a collaborare con le forze dell’ordine.
Arriviamo all’ultimo punto, che è un errore importante e fondamentale, e si basa sui primi due.
Dire che Telegram è pericoloso perché è crittografato, vuol dire che la crittografia è pericolosa, quella che ci permette la riservatezza delle conversazioni.
State attenti, dire questo vuol dire che cedereste la vostra riservatezza delle conversazioni in nome della sicurezza.
Questa cosa è grave ed è pericolosa.
Per fare le indagini ci sono le forze dell’ordine che si devono adeguare alla tecnologia, non devono distruggerla del tutto in nome della sicurezza. Perdere il diritto alla privacy in nome della sicurezza è una cosa grave e pericolosa, forse non ci si fa caso in un paese democratico, ed è già un errore, poi le cose cambiano e siamo fregati tutti.
Su Telegram c’è il gruppo del podcast, dove si dicono cose che si potrebbero dire in un forum pubblico e indicizzato su Internet, per questo non mi sono mai posto il problema.
Se lo usate, fatevi due domande.
Se avete qualche dubbio, passate ad altri sistemi.
Ma fate attenzione, l’anonimato in rete non esiste. Protonmail, servizio di mail crittografate, su richiesta di un giudice, ha dovuto fornire alcuni log della sua piattaforma relativi a una casella di posta. Non ha potuto fornire il contenuto delle mail, in quanto la tecnologia che usa non permette loro di avere accesso, in alcun modo.
Con questi log, le forze dell’ordine sono riusciti a rintracciare la persona che stavano cercando.
Prima di chiudere vorrei dare alcune altre informazioni su questa piattaforma, che in effetti ormai più che un sistema di messaggistica, è più assimilabile a un social network.
Tra tutti i sistemi di messaggistica è l’unico, facile da usare, che permette di fare gruppi, sani, come quello del podcast, dove le persone non devono condividere per forza il proprio numero, cosa automatica nei gruppi di Whatsapp. Io odio i gruppi di whatsapp dove tutti hanno il mio numero. Questo ha portato ai gruppi pessimi, ma anche ai gruppi sani dove la gente non ti chiama perché ha il tuo numero per caso.
Telegram, sempre per questo motivo, permette alle persone di comunicare con altre con uno pseudonimo, se fate parte di una minoranza a rischio sapete bene cosa possa voler dire.
Le API di telegram sono fenomenali, funzionano bene, sono potentissime e sono di una facilità estrema da usare, è usato in combinazione con un sacco di altre piattaforme per comunicare, come ad esempio notifiche di HA, io ho creato un intero sistema di domotica tutto basato su Telegram, c’è il porting delle API per Arduino, si possono fare bot per ogni cosa.
Perdere Telegram sarebbe un problema.
Se lo dovessero chiudere, cosa ne sarà del gruppo del podcast? Non ci ho pensato, per adesso.

Pillole di Bit è un podcast gratuito da sempre e disponibile per tutti, ma realizzare un podcast ha dei costi in servizi, hardware e software.
Ma non solo, ha anche bisogno di un ritorno in soddisfazione per chi lo produce, settimana dopo settimana, da quasi 10 anni.
Per coprire costi e soddisfazione voi ascoltatori potete contribuire in modo pratico, mettendo mano al portafogli, con una donazione, che sia ogni tanto o un abbonamento mensile, dell’importo che volete, basato su quanto potete permettervi e quanto vale per voi la produzione e i contenuti delle puntate.
Ogni volta che vedo una notifica, sono contento, vuol dire che il mio lavoro ha generato un valore reale.
Potete farlo in modi diversi, tramite Satispay, Paypal o con il Value for Value, con le applicazioni che lo gestiscono, se volete più informazioni sul value 4 value potete fare riferimento alla puntata 297.
I più sinceri ringraziamenti vanno a chi ha voluto donare qualcosa in questa settimana, nel dettaglio
Le donazioni spot
AlessioE chi usa il value for value
jackal
nicola gabriele
federico
anonimo
Oltre a donare direttamente, potete anche usare i link sponsorizzati, che a fronte di un vostro ordine, a me riconoscono una percentuale, come Amazon o uno dei migliori provider internet che potete trovare sul mercato: Ehiweb, per loro metto la mano sul fuoco, tutte le persone che si sono abbonate mi hanno dato feedback estremamente positivi.
Il podcast cresce anche con il passaparola, diffondete l’ascolto dei podcast con amici, colleghi e parenti, ce ne sono molti da ascoltare, di ogni genere e ognuno può farsi la propria stazione radio personalizzata, anche con Pillole di Bit al suo interno, i nuovi ascoltatori sono sempre una cosa bella.

Qualche mese fa ho fatto un po’ di puntate sulla domotica, parlando spesso di Home Assistant. Vi ho fatto un’introduzione per iniziare a pacioccare un po’ e vedere se rendere la vostra casa un po’ più smart poteva essere un’attività interessante.
Adesso vi invito ad ascoltare le puntate 678 e 679 di Easy Apple, mettetevi comodi, durano un po’ più di un’ora ciascuna, dove Federico e Luca vi raccontano, con dovizia di particolari, le loro installazioni.
Ecco, io sono un novellino, loro sono dei draghi.
Hanno automatizzato il mondo con moltissimi device diversi, marche diverse e protocolli diversi.
Sono da ascoltare per farsi venire le idee da applicare a casa vostra.
Piccolo dettaglio che hanno omesso: entrambe le installazioni sono esposte su Internet, condizione necessaria per far funzionare certe integrazioni come SmartThings e Amazon Echo.
Non vi pentirete dell’ascolto, ve lo garantisco.

Siamo arrivati alla fine di questa puntata di Pillole di bit, vi ricordo che tutti i link relativi alle cose dette sono nelle note, che trovate sulla vostre app o sul sito.
Io sono Francesco, produttore e voce di questo podcast e vi do appuntamento a lunedì prossimo, per la prossima puntata, disponibile su Feed RSS, o su tutte le piattaforme di podcast, vi registrate e la puntata vi arriva automagicamente.
E se a fine mese il grafico a torta delle donazioni nella barra laterale del sito si riempie, arriva anche la puntata extra di Pillole di Bit Stories.
Ad agosto il grafico a torta non si è riempito, vediamo cosa succede a Settembre per la puntata di novembre

Grazie per avermi ascoltato!

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia