#346 – Backup di inizio anno

Pillole di Bit
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#346 - Backup di inizio anno
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Questa puntata è dedicata a Cecilia Sala, in carcere in Iran senza accuse
Argomento principale: Tra i buoni propositi, aggiungete il mettere al sicuro i vostri dati. Almeno un volta, ma se iniziate a farlo sistematicamente è meglio.

Sezione di attualità: ho abbandonato il Value 4 Value, qualche numero e le motivazioni.

Per leggere lo script fai click su questo testo

Questa puntata è dedicata a una giornalista e podcaster che apprezzo particolarmente da molti anni, che al momento non può più fare la sua vita, perché è in galera in Iran, Cecilia Sala, so che non fa la differenza, ma nel mio piccolo spero che tutto questo possa concludersi in fretta e nel migliore dei modi.

Una intro prima dell’intro. Buon 2025, non che cambi niente, come ogni anno, ma qui nel podcast ci sono alcune piccole novità. Ve le dico all’inizio, così se avete configurato l’app di ascolto per saltare cose in automatico vi fermate un attimo e la sconfigurate.
Il 2025 è il decimo anno di vita del podcast, nato nel 2015.
Il cambio di logo l’ho già fatto.
Da oggi cambia anche la struttura delle puntate, ho cercato di farla più varia e un po’ più snella.
Cambiano anche i gadget, c’è, in serie limitata, anche il sottobicchiere con il logo del podcast, chi è nel gruppo telegram lo ha già visto, è molto bello.
Nel form da compilare ho messo le nuove fasce, come annunciato qualche tempo fa, un po’ diverse, visto l’aumento dei costi dell’ultima fornitura.
Non c’è più il Value 4 value con i Satoshi, ma ne parliamo meglio al fondo.
Mi sono dilungato già troppo, bentornati, iniziamo con la puntata vera..

Finiti i bagordi natalizi, archiviati i regali brutti, si sono sentite le virgolette? è arrivato anche quel momento dell’anno come a settembre, tutto quello che avevate posticipato con “lo faccio a gennaio” è lì che vi aspetta, pronto per essere affrontato, anche se non ne avete voglia e, soprattutto è troppo presto per calciare la lattina con un “lo faccio a settembre”.
Ma c’è una cosa che dovreste fare, se non la fate regolarmente, almeno adesso.
Poi dovreste farla sistematicamente, ma adesso è il momento di farla per forza. Serve fare un backup dei vostri dati per poi metterlo al sicuro.

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Nicola Gabriele
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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 su mastodon.social o pillole dibit su hackyderm.io o via mail a [email protected], trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre. Il metodo migliore però è il gruppo telegram attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, siamo davvero tanti, lo trovate a pilloledib.it/telegram

Soprattutto, il backup non si pensa di farlo, si fa.
Nel tempo che passa dal pensare di farlo a farlo, è garantito che qualcosa succede, è sistematico, succede sempre.
L’ho già detto mille volte in questo podcast e continuerò, perché ripetere che fare il backup non è mai una cosa vana, serve sempre a qualcuno e anche se un solo ascoltatore, dopo aver ascoltato questa puntata si siede alla scrivania e si organizza per fare il backup dei propri dati, allora è servita a qualcosa.
Prima di iniziare a spron battuto a copiare dati è necessario fermarsi e capire quali sono i nostri dati, dove sono e quali sono i rischi di perdita.
Se non si fa questa piccola analisi si rischia di dover comprare dischi enormi per salvare cose inutili o scordarsi qualche pezzo.
La consapevolezza è tutto.
Le possibili combinazioni di dove ognuno di noi può avere i propri dati sono infinite, a cercarle tutte potrei parlare per giorni, facciamo una cosa facile.
Avete un po’ di dati su un computer, un po’ su un telefono, un po’ su un servizio cloud.
Vi siete mai chiesti se avete copie di copie, magari sparse in giro, magari vecchie, magari ormai inutilizzabili?
È giunto il momento di farsi questa domanda, andare a cercarle e separarle dai dati veri, quelli che usate sempre, per ora non cancellatele, ma tenetele in un posto diverso. E ricordatevi che una copia dei dati fatti sullo stesso disco del PC dove lavorate non serve a niente.
Adesso si deve capire quali sono i dati che abbiamo in locale, sul computer e sul telefono e quali sono i dati che abbiamo in cloud.
La regola di base è che un dato in un posto solo non è al sicuro.
Se in locale, il PC può rompersi, può prendere un malware, ve lo possono rubare.
Se in cloud c’è sempre un minimo di rischio che i dati possano essere persi, è già successo oppure potreste salvare per errore una versione sbagliata di un file e accorgervene troppo tardi o, il caso più comune e drammatico, potreste perdere accesso al vostro account, a causa di un attacco, smarrimento credenziali o per decisione del fornitore.
A questo punto la regola di base è avere almeno una copia di tutto altrove.
Le linee guida dicono che il backup fatto bene deve avere
3 copie dei dati
su 2 tipi di supporti diversi
almeno uno di questi deve essere delocalizzato
È la regola del 3-2-1.
Ma se non avete mai fatto un backup, iniziamo per gradi.
Vi serve un disco esterno che possa contenere tutti i dati che avete, documenti, foto, video.
Prendetelo nuovo, che è meglio.
Poi lo formattate e lo codificate con una password seria. Su MacOS si può fare nativamente all’inizializzazione, su Windows vi scaricate VeraCrypt e formattate il disco con questo software, il wizard è abbastanza semplice da usare, in modo che sia codificato e si possa accedere solo con la password scelta.
Salvate la password in un posto sicuro, senza la password non avete il backup.
Poi dovete capire come si scaricano i dati dal servizio cloud che usate, per legge, tutti i servizi cloud devono averlo.
Richiedete l’estrazione.
Per esempio, io uso Google Drive, si usa Google Takeout.
Mi raccomando, si fa il takeout, non la copia dei documenti google che vedete sincronizzati sul vostro PC, soprattutto se usate i documenti google, copiare il formato proprietario Google non è una copia valida.
Il takeout lo esporta in formato microsoft Office.
A questo punto, avete tutto, potete copiarlo sul disco, in una cartella chiamata “gennaio 2025” o accordata al mese in cui state facendo il backup, non in formato compresso, se l’estrazione dal servizio cloud arriva in file compressi, decomprimeteli.
Prima di portare via il disco, ci arriviamo, riattaccatelo al PC, autenticatevi con la password scelta e cercate di leggere un po’ di documenti e foto, a caso, giusto per capire se tutto ha funzionato.
Adesso potete portarlo in un posto sicuro lontano da casa. A casa di un parente, nel cassetto in ufficio dove tenete le vostre cose, a casa di un amico che vedete spesso.
Fate la stessa cosa, cambiando la cartella del mese, ad ogni mese, per sempre, cancellando le cartelle vecchie quando il disco è pieno.
Così, per sicurezza, ogni 3 o 4 anni cambiate il disco.
Quello vecchio, prima di essere gettato via, va cancellato in modo sicuro e poi distrutto fisicamente.
Ammetto, però, che tutto questo lavoro è lungo noioso, manuale e, fatto 3 volte, non lo fate più, va automatizzato.
Ma va già bene se lo avete fatto una volta, eh!
Se volete fare meglio, ci va un piccolo investimento in più e un po’ di configurazione.
Se avete Windows installate e configurate Veeam Endpoint agent, gli fate fare il backup di tutto il sistema sul disco esterno e lo fate fare con password, vera Crypt non serve più e il disco, a occhio dovrebbe essere grande il doppio della quantità totale dei dischi di cui fate backup.
Per quel che riguarda i documenti in cloud o vi ricordate di fare l’export ogni mese oppure potete comprare il client Insync che scarica in locale la copia già convertita in formato Office, una bella comodità, fa tutto lui in automatico.
Quando attaccate il disco, Veeam fa il backup di tutto, in modo differenziale, compresa la cartella di insync.
Per testare il restore, dall’interfaccia grafica di veeam cercate di recuperare qualche file a caso scegliendo cartella e data, non si recupera con il copia-incolla.
Mi raccomando, nella procedura di installazione di Veeam vi verrà chiesto di salvare un file ISO, è indispensabile per il recupero dell’intero sistema in caso di guasto del disco di boot.
Se invece avete Mac OS il software è già nel sistema, si chiama Time Machine, si tratta solo di attivarlo e di dirgli dove salvare i dati, sempre sul disco USB da portare via e riattaccare una volta al mese.
Insync funziona anche sul Mac.
Timemachine si può fare protetto da password
Si può impostare anche su più dischi, al contrario di Veeam, così potete tenerne sempre uno collegato che fa il backup ogni ora, lo scambiate con quello offline una volta al mese.
Se siete smanettoni, potete sostituire INsync con uno script di Rclone, costa meno, ma serve lavorarci molto di più per farlo funzionare bene, con Rclone io tenevo in sincrono una cartella di Google drive con circa 400.000 file dove lavoravo prima, con questa quantità di file mandava in crash qualsiasi client. In più non serve che il PC abbia la sessione attiva, lo pianificate e lui gira sempre, anche se il PC è acceso senza nessuno che abbia fatto il logon.
Infine, se avete un NAS, di solito hanno un sistema che fa sincronia o download dei dati dai servizi cloud e fa anche la conversione nel formato di Office e vi siete tolti il problema, con uno scrit alimentate una cartella locale che finisce nel backup di Veeam o TimeMachine che portate via e siete a posto.
Ovviamente tutti questi problemi di conversione non esistono se usate i servizi cloud con documenti standard al loro interno.
Perché il disco va portato via?
Perché a casa possono succedere cose che potrebbero portarvi a perdere il computer su cui lavorare e il disco ad esso collegato, un furto, un incendio, un allagamento, un crollo. Se il backup sta da un’altra parte, questo rischio è minimizzato.
E ricordate: il backup valido è quello che si può ripristinate, se non lo si testa non è un backup.
Mi raccomando, trattate bene i vostri dati, che una volta persi non ci sono più.

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Uno dei loro servizi è la connettività, in FTTC o FTTH, a seconda della disponibilità della vostra zona, da 200Mbps fino a 10Gbps, la connettività comprende sempre un router di fascia alta compreso nell’abbonamento, si danno molto da fare per fornirvi la miglior connettività possibile per il vostro indirizzo, chiamateli anche se non siete sicuri di essere coperti, spesso riescono a fare le magie. E se non è possibile non vi fanno un contratto che sanno che non andrà bene. Vale sia per privati, che per professionisti o aziende.

Oggi vi propongo un videogioco che funziona su Windows, Mac e SteamDeck, su quest’ultima ha qualche problema con il controllo, purtroppo, lo trovate su Steam a 10€ a prezzo pieno e spesso in promozione. È un misto tra Portal e Bridge constructor. Avrete dei livelli rompicapo, con dei carrelli che devono andare da un punto A a un punto B, ma con dei portali in mezzo che li fanno sparire da una parte e riapparire dall’altra, magari cadendo in verticale o lanciato da sotto, dovete costruire dei ponti per farli arrivare al punto B.
Il gioco è divertente, la difficoltà dei livelli è stimolante e veder correre i carrelli da una parte all’altra facendo i santi più impensati è davvero rilassante.
Ve lo consiglio senza riserve.
Ah, attenzione che sta per tornare Pillole di Videogiochi, vi ho avvisati.

Questa è una sezione nuova nel formato 2025, in poche righe di script vorrei mettere un argomento di attualità che non sia sempre il Piracy Shield, ma che sia attinente alla tecnologia, non è detto che ci sia sempre, ma cercherò di essere costante. Anche qui c’è il capitolo, per chi non ha tempo da perdere. Ho anche cercato un Jingle nuovo.
Ci sarebbe da dire del Piracy Shield, ovviamente, ma oggi glisso.
Ascoltando la puntata, se state usando un’app evoluta con il Value for Value, vi sarete accorti che non ci sono transazioni, ho bloccato questo tipo di donazioni, perché dopo un po’ di esperimenti, investimenti, tempo e hardware buttato, mi sa che è tutta una enorme presa in giro.
Per ogni transazione che viene fatta, il sistema si tiene una piccola parte, l’app un’altra piccola parte.
Il wallet che prima era gratuito, Alby, adesso è diventato a pagamento, se lo tengono loro costa, ad oggi, circa 20€ al mese. Con questo tipo di sistema a me arrivano un po’ meno di 50€ all’anno.
Ma si può fare usando un wallet hostato da me.
Per avere un wallet Lightning sempre attivo non basta avere un’app sul telefono, si deve avere un piccolo server dove ci deve essere una copia della blockchain, quindi circa 1TB di spazio, qui sopra si installa il wallet Lightning, per averlo disponibile si deve aprire un canale, l’apertura mi è costata 21€
L’hardware per tenere tutto su mi è costato circa 100€, avendo anche recuperato cose che avevo a casa.
Più la corrente per tenerlo sempre acceso.
Poi arriva la sorpresa, arrivano le donazioni per gli Stream, passano da Alby e da qui vanno girate, di tanto in tanto nel mio wallet, bene, anche qui Alby si tiene una commissione di qualche punto percentuale.
Poi, di questi Satoshi devo far qualcosa, si possono convertire in buoni acquisto, ma li devo passare su un altro wallet, con un’ulteriore commissione e la conversione non è del totale della criptovaluta, ma del buono in cifra tonda, resta sempre un po’ di criptovaluta spuria di cui non sai che fare.
In sintesi, se volete contribuire, per favore, usate gli Euro.
E se usate gli Euro, andate a vedere le percentuali sulla pagina linkata sul nuovo form, diciamo che se usate bonifico o satispay è meglio, ecco. Ho cambiato tutte le fasce di donazione, perché ho fatto un po’ di conti.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo telegram e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao!

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia