Ogni anno l’11 Gennaio è il giorno in cui tutti dobbiamo ringraziare il gran lavoro fatto da Aaron Swartz e del quale sicuramente tutti stiamo usufruendo, anche se non lo sappiamo, anche se non lo conosciamo. È giunto il momento di conoscerlo un po’.
- Il podcast Stories di Cecilia Sala
- Licenze Creative Commons
- Open Library
- Internet Archive
- Chi scrive la Wiki
- Guerrilla Open Acces Manifesto Italiano e originale
- In memoria di Aaron Swartz
- Pile AA al litio da 1.5V
Per leggere lo script fai click su questo testo
Attenzione, trigger warning, in questa puntata si parla di suicidio.
Per fortuna non devo più dedicare puntate del podcast a Cecilia Sala, che è tornata a casa e spero si riprenda quanto prima. Intanto, se non lo avevate ancora fatto, iscrivetevi al suo podcast Stories, è davvero un’eccellenza nel panorama dei podcast giornalistici in Italia, non per la brutta avventura che ha passato, ma da quando lo ha iniziato, esattamente tre anni fa, il 10 gennaio 2022.
Oggi parliamo di un’altra ricorrenza e di un’altra persona.
L’11 gennaio 2013 si è tolto la vita a 27 anni Aaron Swartz, un ragazzo al quale tutti dobbiamo moltissimo, anche voi, anche se non lo conoscete.
L’11 gennaio è una di quelle date da ricordare sempre.
Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori
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Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.
Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 su mastodon.social o pillole dibit su hackyderm.io o via mail a [email protected], trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre. Il metodo migliore però è il gruppo telegram attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, siamo davvero tanti, lo trovate a pilloledib.it/telegram
Aaron nasce nel 1986 a Chicago.
Inizia a lavorare nel campo del software da giovanissimo, a 13 anni vince il premio ArsDigita con il quale vince una visita al MIT di Boston, ma non il giro che ho fatto io nel giardino, da turista, ha avuto l’occasione di incontrare persone di un certo livello e esperienza nell’ambito delle reti.
A 14 anni lavora insieme al team che sviluppa le specifiche di RSS 1.0.
Se avete scaricato la puntata di questo podcast dal feed RSS è anche merito suo.
Contribuisce nella stesura delle licenze Creative Commons.
Le licenze Creative Commons, a differenza delle licenze commerciali, che pongono un sacco di limiti a chi usa software ceduto con esse, permettono una maggiore libertà di utilizzo e diffusione, garantendo ai creatori originali dell’opera il riconoscimento della proprietà e mettendo alcuni limiti sul tipo di diffusione.
Ad oggi sono usate moltissimo e le trovate in un sacco di opere, sono identificate da una doppia c in un cerchio, con alcuni loghi che ne identificano le caratteristiche, vi lascio il link in descrizione.
Fa parte del team che sviluppa e fonda Reddit all’inizio, proprio quel Reddit che adesso conoscete tutti.
Quando Reddit viene acquisito finisce a lavorare per Wired, dal quale viene poi mandato via.
Partecipa alla creazione di Open Library, il progetto di biblioteca digitale globale che mira a contenere tutti i libri mai scritti dall’uomo del mondo, completamente online, fa parte del grande progetto Internet Archive e vi lascio nelle note il link all’about.
Questo sito è finito in un blocco sui DNS nazionali per pirateria, se non si apre, dovete cambiare DNS.
Se non avete mai visto il sito dell’Internet Archive, questo è il momento di farci un giro, è importante.
C’è stata una grande causa sempre intorno a questo sito in epoca pandemica, in quanto, quando eravamo tutti a casa, è stato rimosso il limite di un utente per volta che poteva prendere un libro in prestito, questa cosa ha scatenato le ire degli editori che hanno promesso guerra.
Nel 2012 promuove una campagna per fermare il SOPA, Stop Online Piracy Act, una proposta di legge del 2011, mai entrata in vigore, grazie ad Aaron e al movimento che si mobilitò contro, che prevedeva che i titolari del copyright avrebbero potuto agire direttamente contro siti o enti che secondo loro stavano violando il loro diritto.
–PAUSA–
Ehi, ma questa cosa l’ho già sentita e ne ho già parlato!
Non vi dice niente il Piracy Shield?
Solo che noi non abbiamo fatto niente per fermarlo.
Fa un’analisi della scrittura degli articoli della Wiki, confutando le tesi per le quali si pensava che tutti gli articoli fossero stati scritti da poche persone.
Progetta e implementa Tor2web, un proxy http per accedere ai siti all’interno della rete Tor, senza dover usare un browser Tor. Il sistema è ancora manutenuto e utilizzato.
Scrive, in Italia, il “Guerrilla Open Access Manifesto”, un documento a difesa dell’accesso libero alla conoscenza digitale, vi lascio il link al documento originale e tradotto.
A seguito di questo documento, accede al registro pubblico dei documenti della corte federale degli Stati Uniti e scarica il 20% dei documenti contenuti al suo interno, il cui accesso sarebbe dovuto essere libero per i cittadini, ma è invece a pagamento perché digitale.
Con la stessa motivazione scarica qualche milione di articoli più vecchi del 1923, per questo di dominio pubblico, ma pubblicati e resi riservati all’interno del sistema JSTOR del MIT, una biblioteca digitale ad accesso riservato.
Per questo motivo viene incriminato.
A seguito di questo download JSTOR avrebbe reso pubblici ad accesso gratuito tutti i documenti di effettivo dominio pubblico.
JSTOR ritira le accuse contro Aaron
Ma la giustizia Americana non si ferma e minaccia capi di accusa con pene fino a 35 anni di carcare.
Processo mai avvenuto, perché Arron ha deciso per un’altra strada, senza lasciare messaggi.
Se non lo conoscevate, adesso sapete a chi dire grazie per molte delle cose che usate o che avete usato.
E dobbiamo dirgli grazie per tutta l’informazione libera alla quale abbiamo accesso, che se no, in quanto digitale sarebbe stata dietro paywall, molta più di quella che c’è adesso.
Questo podcast vive perché io lo produco, lo registro e lo pubblico settimana dopo settimana o quasi. Ma continua ad andare avanti perché la soddisfazione di vedere le notifiche delle donazioni mi spinge a fare sempre nuove puntate, come ringraziamento e impegno nei vostri confronti. Se esce ogni settimana è grazie a voi.
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Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
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Nella nostra vita abbiamo tutti a che fare con dispositivi che funzionano a batterie, le più comuni, da anni sono le cosiddette stilo, identificate dalla sigla AA.
Il problema è che se usiamo quelle usa e getta, una volta scariche, dobbiamo gettarle via, mi raccomando sempre negli appositi contenitori e non nell’indifferenziata, che inquinano moltissimo, e sono comunque un problema per l’ambiente.
Per sopperire sono nate negli anni le pile stilo ricaricabili, adesso si trovano a cifre ragionevoli un po’ ovunque.
Persino Ikea, da qualche tempo, ha smesso di vendere le usa e getta e ha solo quelle ricaricabili, molto più ecosostenibili e sicuramente più comode.
Il problema delle batterie ricaricabili nel formato AA è che sono da 1.2V e non da 1,5V
Per molti dispositivi questo non è un problema, perché spesso hanno dei regolatori interni e tutto continua a funzionare, come ad esempio i pad delle console, quelli che vanno a batterie e non hanno l’accumulatore ricaricabile di serie, come quelli di Xbox.
Per altri invece questa differenza di tensione è un problema non da poco e impedisce di usare queste pile.
Se non lo sapete ve lo dico, esistono le pile nel formato AA, ricaricabili, da 1,5V, sono agli ioni di litio e, a differenza delle solite da 1.2V, funzionano con tutto e funzionano decisamente bene.
Vi lascio un link per provarne un modello, non sono proprio economiche, al momento.
Dai, oggi torniamo a parlare di Piracy Shield e idiozie della vita reale.
Vi ricordate senza dubbio che più di una volta sono stati bloccati degli IP di CloudFlare, una delle CDN più note e usate per veicolare servizi web.
C’è qualcuno che usa un loro IP per veicolare traffico pirata, il sistema lo blocca e con il traffico pirata blocca altri migliaia di siti legittimi che non ne possono niente.
Da questo punto di vista CloudFlare se ne è sempre lavata le mani, dicendo che non sa che dati passano sulla loro infrastruttura, non lo vuole sapere e non ci mette le mani. Lo ha anche fatto per siti molto discutibili, nei tempi passati.
La Lega li ha portati in tribunale e i giudici hanno intimato loro, da ora in poi, di fornire i dati necessari atti a identificare le persone che fanno streaming pirata attraverso la loro piattaforma, i fruitori e di interrompere il servizio, pena una multa a 4 zeri al giorno.
Questo si somma a una sentenza della Cassazione che ha stabilito che fruire del cosiddetto pezzotto è solo un illecito amministrativo punibile con una sanzione da 154€.
Riassumendo.
Per legge un provider che non sa che cosa passa dalla loro infrastruttura deve fornire i dati dei suoi clienti, e di chi si connette, ma poi, una volta identificate le persone, queste non possono essere, in gran parte, punite.
La lotta alla pirateria fatta così non va da nessuna parte.
E se CloudFlare abbandonasse il mercato Italiano, lasciandoci all’era delle carrozze e dei cavalli, ecco, li capirei.
Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo telegram e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
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Grazie per avermi ascoltato
Ciao!
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