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Una puntata non basta a riassumere tutto quello che si può dire sulla stampa in 3D, ma può essere una buona introduzione per rispondere alle domande di base e per capire se è una cosa in cui si vuole investire un po’ di denaro. Ovviamente, se spendete dei soldi, non è colpa mia.
- Cos’è il G-Code
- Scegliere il giusto software per modellare in 3D
- Un calibro
- La stampante 3D Bambu Lab A1 Mini
- La grande quantità di filamenti dello store Bambu Lab
- Lo sbavatore
- Le buste sottovuoto per tenere i filamenti aperti
- Alcool isopropilico
- Flacone dove mettere l’alcool
- Archivi di cose da stampare: https://makerworld.com/it, https://www.printables.com/, https://cults3d.com/en
- CAD 3D parametrici: OnShape e Fusion360 personal
- Grattino per staccare le cose stampate
- Tampone per pulire il piano
- Il portale delle offerte dell’energia
- I due file di Google Sheet per la comparazione delle offerte di Luce e GAS
- Il mio link sponsorizzato di Switcho
Per leggere lo script fai click su questo testo
Avviso: questa puntata potrebbe portarvi a spendere dei soldi, ma come di consueto, non è colpa mia.
Molti anni fa, nel 1996, ho iniziato a lavorare dopo le superiori in un’officina metalmeccanica, mi arrivava una puleggia semilavorata e con il mio centro di controllo dovevo provvedere a eseguire fori ciechi, passanti, maschiati, fresature e tutto quello che si può fare con un centro di lavoro a controllo numerico dotato di punte, frese e altri utensili di questo tipo.
Per i non addetti, un foro maschiato è quello che all’interno ha il filetto per avvitare una vite o un bullone.
L’azienda era piccolina, io leggevo il disegno meccanico da un foglio unticcio, convertivo le operazioni da fare in programmazione in codice G, aiutato anche da un po’ di geometria a mano e un po’ di calcolatrice scientifica, lo scrivevo, sempre a mano sul controllo Fanuc e, se non avevo sbagliato nulla, il pezzo veniva lavorato.
La lavorazione prevedeva la rimozione di materiale in modo da ottenere quello che il disegno chiedeva.
Dopo la serie fatta, al disegno successivo, scrivevo a mano il nuovo programma.
Poi i tempi sono cambiati, io ho cambiato mestiere e la lavorazione meccanica ha fatto enormi passi in avanti.
Da qualche tempo, ho di nuovo a che fare con i codici G, ma generati in automatico con una macchina utensile che, al posto di lavorare togliendo materiale, lo aggiunge dal nulla e crea oggetti: la stampante 3D.
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La lunga introduzione perché dopo aver stampato un po’ di oggetti in 3D mi è venuto in mente che in effetti questo strumento è l’esatto inverso del mio vecchio centro di lavoro a controllo numerico, ma alla fine il funzionamento è molto molto simile, e le istruzioni che vengono impartite alla macchina sono fatte con lo stesso linguaggio, anche se ormai evoluto.
Cos’è la stampa 3D?
Immaginate di voler ottenere un cubo con un foro cilindrico in mezzo.
Potete ottenerlo in due modi.
Prendete un pezzo di un materiale qualsiasi più grande del cubo che vi serve, rimuovete la parte in eccesso fino ad ottenere il cubo delle esatte dimensioni e poi lo forate al centro di una delle facce, da una parte all’altra. Avete ottenuto il risultato.
Oppure potete partire dal nulla e depositando sottilissimi strati di materiale, uno sull’altro, composti da un lungo filamento, potete costruire il cubo, uno strato sull’altro, già con il foro in mezzo.
Visto che non serve che sia pieno, mentre create la parte che nessuno vede, non la riempite di materiale, ma costruite solo una trama di sostegno, lasciando il resto vuoto.
Avete ottenuto il vostro cubo dal nulla.
Questa è la stampa 3D
Il filamento è solitamente un materiale plastico che viene fuso per essere depositato come un lungo filo, strato dopo strato, per creare l’oggetto che ci serve.
la testina che fonde la plastica, deve essere mossa nello spazio, in modo che possa essere nel posto giusto dove depositare il materiale.
Per fare questo è montata su un sistema vincolato a 3 assi, che le permette di raggiungere un posto qualunque nello spazio all’interno dell’area stampabile, i classici assi X, Y e Z.
Questo oggetto che permette a una testina calda di depositare un filamento di polimero in modo organizzato è chiamato stampante 3D.
Esattamente come io, a suo tempo, impartivo gli ordini alla macchina utensile con la programmazione con i codici G, vi lascio un link con un po’ di descrizione nelle note, la stampante 3D lavora con una lunghissima serie di codici G.
Ogni codice le dice vai da qui a lì, lascia il materiale lungo una linea retta con queste coordinate di partenza e arrivo, oppure su un raggio di un cerchio con questo centro e questo raggio o mille altre istruzioni di movimento.
Ma come fa a creare un oggetto?
Si parte da un software per disegnare oggetti complessi in 3D, uno dei tanti disponibili sul mercato, gratuiti e a pagamento, per ogni piattaforma, a seconda di cosa si vuole modellare, anche qui, vi lascio un link interessante con molti software tra cui scegliere, ho fatto i miei primi due progetti su onshape, un cad tridimensionale parametrico tutto online, all’interno di un browser, se ci pensate è una cosa pazzesca.
Modellato l’oggetto, si esporta il modello 3D che si vuole stampare.
Datemi retta, se iniziate a modellare oggetti che volete usare nella vita reale e che si devono interfacciare in modo fisico con altri oggetti, è necessario prendere le misure per bene, vi serve un calibro, per forza, vi lascio un link nelle note anche per questo, sarà uno degli strumenti che vi torneranno utili.
A questo punto il modello 3D va importato nel software che deve poi parlare con la stampante.
Questo software carica il modello 3D e, semplificando moltissimo, in base al materiale di stampa, al tipo di estrusore e molti altri parametri, creerà tutte le fettine, chiamate slice, che la stampante costruirà, una sull’altra, per creare l’oggetto.
Per ogni slice c’è il relativo set di istruzioni in codici G, che non vi interessano, se non siete curiosi, per la sua creazione.
Voi avete disegnato l’oggetto, questo programma si occupa di dire alla stampante come lo deve realizzare, come lo deve riempire, se serve creare dei supporti per le parti che devono essere stampate per aria e non avrebbero un piano di appoggio e così via.
Tra questi dati ci sono anche tutti i parametri operativi per la gestione del materiale che deve essere fuso, la temperatura di fusione, la temperatura del piatto dove viene stampato l’oggetto, la velocità di stampa e così via.
Il programma che fa questo mestiere è chiamato slicer.
Questo file deve poi essere inviato alla stampante, solitamente con una chiavetta USB o altra memoria oppure tramite connessione WiFi.
La stampante carica il file di stampa, pulisce l’ugello, si prepara e avvia la creazione, che potrebbe durare da qualche minuto a qualche ora.
A fine stampa il piatto con l’oggetto si può togliere dalla stampante, di solito è di un materiale flessibile, che aiuta, piegandolo, a staccare l’oggetto dal piatto stesso, senza romperlo.
Se sono stati stampati dei supporti, questi vanno rimossi, eventualmente l’oggetto va rifinito con uno sbavatore o con della carta seppia ed eccolo a voi, dal nulla il vostro oggetto che avete progettato.
Lo so, adesso avete un sacco di domande che vi vagano per la testa.
Ma io non so disegnare al CAD in 3D
E i colori?
Ma che materiale si usa?
Che stampanti ci sono?
Quanto spazio occupano?
Costerà tutto carissimo.
Ok, piano, una cosa per volta.
Vi racconto un po’ come ho iniziato, cosa ho fatto, cosa ho imparato, anche se sono alle prime armi.
Ho comprato una Bambu Lab A1 mini.
Non è una puntata sponsorizzata perché li ho contattati per sapere se volevano partecipare e non mi hanno neanche risposto.
L’ho pagata circa 200€ e può stampare oggetti fino a 18x18x18cm di lato.
Sul piano di appoggio occupa davvero poco spazio, un po’ di più della parte superiore di una cassettiera ALEX di IKEA, sta in 36x58cm
Per funzionare serve una presa di corrente, ha la tedesca, e la rete WiFi, non va collegata al computer in nessun modo.
La versione base ha un solo colore per volta e, anche se non si vede dalle foto, ha il sistema per tenere il rotolo.
Potete poi stamparvi degli accessori per spostare il rotolo in altre posizioni.
L’installazione è tutto sommato rapida, non serve calibrarla o fare assemblaggi difficili.
La si accende, la si collega alla WiFi, si fa il logon con l’account Bambu e si fa partire il test iniziale che dura meno di 20 minuti.
La stampante è pronta.
Nell’ordine di acquisto dovete aggiungere i materiali.
Non fate come me che ho preso solo due bobine e poi ho stampato mille cose solo grigie e blu.
Perché poi vi arriva e stamperete un sacco di roba, presi dalla foga.
Aprite la pagina del materiale per stampare e prendete un po’ di colori, ci sono un sacco di tipi di filamento fighissimi. Attenti a quelli senza rotolo di plastica, se sono senza, va aggiunto.
PLA o PETG?
Per evitare di fare una puntata di mille ore, il PLA è facile da stampare, il PETG è più resistente e ha un aspetto finale più lucido, su youtube e Internet in generale ci sono mille e mille video e articoli.
Mentre aspettate che la stampante arrivi, la consegna non è proprio velocissima, vi servono un po’ di accessori extra.
Un bottiglia di alcool isopropilico e una boccetta di vetro con lo spruzzino, per pulire il piano, vi stamperete poi l’utile accessorio dove mettere un panno di microfibra.
Uno sbavatore, per rifinire gli angoli.
Qualcosa per tenere asciutti i rotoli, c’è chi usa le scatole dei cereali e chi le buste apposite con pompetta per il sottovuoto, i materiali patiscono l’umidità, io sto pensando a quest’estate con l’afa della pianura padana.
Adesso avete tutto e potete iniziare a stampare.
Cosa?
L’account Bambu Lab vi dà accesso a una libreria infinita di oggetti su makerworld.com.
Cercate, vi piace, scaricate nel Bambulab che avete installato sul computer, presa un po’ di dimestichezza con il programma, anche qui esistono video su youtube a iosa, fate lo slice e poi inviate tutto alla stampante, che parte e stampa, vi dice quanto tempo ci mette e quanto materiale usa, in grammi, non vi resta che aspettare la conclusione.
Staccate l’oggetto dal piatto, pulite il piatto con il tamponcino con l’alcool e siete pronti per la stampa successiva.
Per cambiare il filamento c’è la procedura sul display.
Si possono scaricare i modelli anche da tutti gli altri siti con progetti 3D, tipo printables.
E se volete progettare delle cose voi?
Esistono moltissimi software, a seconda di quello che vi serve disegnare e, guarda caso, per ogni software ci sono video con guide e tutorial per ogni cosa.
Ho imparato a usare Onshape, cad 3D parametrico online gratuito con l’unico limite che i progetti fatti sono tutti pubblici, in meno di 2h per le cose di base.
Ho scaricato e iniziato a usare Fusion 360 in ancora meno tempo, visto che la modalità è molto simile a onshape.
Su youtube trovate anche un sacco di video con raccolte di oggetti da stampare fenomenali.
Durante la stampa il vostro computer è completamente libero, la stampante è totalmente autonoma, dal programma sul computer o dall’app potete guardare cosa sta facendo, tramite una piccola webcam a bassissimo framerate, di serie sulla macchina stessa.
Inutile dire che esistono oggetti da stampare per agganciare la vostra webcam preferita e vedere le cose meglio e senza passare dai server di Bambu Lab.
Ho misurato i consumi, in generale, durante la stampa consuma circa 100W, con un picco molto veloce a 180-200W mentre scalda piano e nozzle, l’ugello da cui esce la plastica fusa.
Ogni 10h di stampe ha consumato circa 1 kWh.
Quando vi arriva è furbo stamparsi i primi tool e accessori utili per poterla usare in comodità, vi lascio nelle note la lista.
Con la A1 mini si stampa PLA e PETG, entrambe, da quello che ho letto, non sono tossiche durante la stampa, l’ABS, per esempio, lo è.
Durante la stampa non è necessario tenere aperto e ben areato il locale, ma un po’ di puzza si spande, soprattutto se stampate con il filamento di tipo wood, quello puzza molto più degli altri.
Una cambiata di aria dopo la stampa, soprattutto se lunga, conviene darla. Stampare dove dormite o mangiate potrebbe dare fastidio.
Ho stampato con il materiale di Bambu e con altri che ho comprato su Amazon e altri siti, non ho avuto problemi, ma dalla mia esperienza, le plastiche di Bambu sono leggermente meglio e hanno molta più varietà.
Ve lo ripeto, se diventate poveri, non è colpa mia.
Prima di chiudere quattro parole sul BambuLab gate che ha fatto discutere molto nelle ultime settimane e del quale non sentirete parlare da chi la stampante l’ha ricevuta direttamente da loro. Alla fine è andata bene che non mi abbiano risposto.
Da tempo immemore, le stampanti 3D sono sinonimo di prodotto open, la compri, la usi, la personalizzi e ci fai un po’ quello che vuoi in totale libertà.
Vi accorgerete, esplorando cosa si può fare, che esistono centinaia di pezzi da stampare per personalizzare la vostra macchina.
Ci sono anche tutte le parti di ricambio con tutte le guide per sostituire ogni singolo pezzo, è tutto semplice e i prezzi sono abbordabili.
Ma c’è di mezzo il software, quello che si collega a Internet, passa dai server di Bambu, permette di comandare la stampante da remoto e dall’app del computer e permette la stampa dei pezzi direttamente dallo slicer, senza dover salvare il file su una SD da mettere poi nella stampante, per avviarla a mano.
Fino ad adesso il software di Bambu Lab permetteva ad ogni Slicer, non solo quello proprietario, di inviare le stampe da fare.
Con il nuovo aggiornamento hanno limitato l’accesso al solo software di Bambu Lab, l’apertura di altri protocolli invalida il supporto, ma non è chiaro se invalida la garanzia.
Questa scelta ha dato adito a un sacco di dubbi e problemi nel mondo delle stampanti 3D, soprattutto sulla possibilità di chiudere l’utilizzo di queste macchine un po’ come le attuali stampanti su carta, se avete mai cercato di usare cartucce compatibili, sapete a cosa mi sto riferendo.
Quando una cosa diventa facile e disponibile per le masse, ecco che va tutto a farsi benedire.
Se questa scelta di Bambu Lab non vi piace, potreste cercare una Prusa, ma la più piccola costa almeno il doppio della A1 mini.
Chi le ha provate, mi dice però che la Prusa stampa molto molto meglio.
Se vi ho messo la curiosità per andare a informarvi, ho raggiunto il mio scopo.
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