#353 – Francesco

Pillole di Bit
Pillole di Bit
#353 - Francesco
Loading
/

Dopo oltre 350 puntate vi parlo un po’ di cosa c’è intorno alla voce che ascoltate quasi ogni settimana, dai primi dispositivi smontati all’attuale lavoro in datacenter

Per leggere lo script fai click su questo testo

Questo è il decimo anno del podcast, visto che non posso organizzare una festa, mi pare un po’ fuori luogo e per una trasmissione senza un posto fisico non avrebbe davvero senso, ho pensato di fare alcune puntate particolari. Una è sicuramente questa, una sarà a novembre, in occasione del vero compleanno, magari ne arriveranno altre.
Ascoltate la mia voce da oltre 350 puntate, se contiamo gli speciali, parecchie di più.
Alcuni mi hanno conosciuto di persona a qualche evento, ma davvero in pochi sanno qualcosa di me.
Ho deciso, senza chiedere niente a nessuno, di mettere da parte la tecnologia per una volta e di parlarvi un po’ di me, giusto per mettervi a conoscenza di cosa c’è intorno alla voce che ascoltate quasi ogni settimana.
Spero di non annoiarvi, ma la libertà del podcast è quella di andare avanti veloci o di interrompere l’ascolto e passare al podcast successivo nelle vostre app.
Ovviamente ci sarà un po’ di tecnologia, a volte un po’ di cose antiquate.

Questa puntata è stata realizzata grazie alle indispensabili donazioni di generosi ascoltatori
Gli abbonati
Giorgio
Edoardo
Ennio
E le donazioni spot
Andrea
Moreno
Ernesto
Giorgio
Matteo
Giovanni
Luca
Per sapere come far parte di questo elenco vi rimando al capitolo un po’ più in là nella puntata.

Prima di iniziare, vi ricordo che potete contattarmi in mille modi, su Bluesky sono francesco.iltucci.com, su Mastodon sono cesco_78 su mastodon.social o pillole dibit su hackyderm.io o via mail a [email protected], trovate tutti i link comodi comodi sull’app dalla quale state ascoltando la puntata o sul sito, rispondo sempre. Il metodo migliore però è il gruppo telegram attivo durante tutta la settimana, dove si parla delle puntate e di tecnologia in generale, siamo davvero tanti, lo trovate a pilloledib.it/telegram

Perché proprio oggi questa puntata? Perché sto registrando il giorno del mio compleanno, il numero 47 e voi state ascoltando il giorno successivo, mi pareva fosse il giorno giusto.
Partiamo da lontano, sono nato a Torino e ho vissuto sempre a Torino.
Non per una scelta precisa, esclusi i primi due anni di vita, pur cambiando 4 case da quando ho lasciato quella dei miei genitori, mi sono sempre spostato in un raggio di 3km al massimo, non ho mai abitato in un CAP diverso.
Durante le scuole elementari, oltre a stordire i miei genitori di domande su come funzionavano le cose, ho iniziato a smontare gli oggetti per vedere come erano fatti dentro. Loro erano sicuramente molto felici.
Poi mi hanno regalato due libri, uno che si chiamava “mille perché” o una cosa simile, l’altro “la tecnica” su tutto quello che c’era di tecnologico negli anni 80, forse per farmi stare un po’ zitto e con le mani a posto.
Alla fine delle elementari mio padre comprò un Commodore Plus 4, macchina interessante, ma che non faceva girare niente di quello che c’era per Commodore 64, che alcuni dei miei compagni avevano, ero già diventato una nicchia. Per fortuna scoprii che era compatibile con i software per Commodore 16. Avevo il lettore di cassette, “press play on tape”, il joystick e il monitor a tubo catodico a cristalli verdi, ufficialmente perché non faceva male agli occhi, in realtà perché costava di meno.
Avevo anche il manuale del Basic, credo di aver iniziato a scrivere le mie prime righe di codice prima di andare alle scuole medie.
Lui lo prese perché per il suo lavoro in officina gli serviva una macchina più potente della sua calcolatrice scientifica HP Polacca inversa per fare un certo calcolo sulle dentatrici.
Adesso quel calcolo viene fatto da uno smartphone in mezzo secondo, con il Commodore ci volevano 3 ore.
Con le nuove dentatrici con i motori passo passo non serve neanche più farlo.
Da 6 anni ho iniziato ad andare agli Scout, AGESCI, per chi ne sa, ho poi smesso quando avevo circa 20 anni, forse qualcosa di più. Non è roba tecnologica, ma ho imparato a vivere con gli altri, a condividere, a stare all’aria aperta e, a volte a mangiare la pasta che era caduta sul prato. Si diventa molto poco schizzinosi.
Il primo vero computer, dopo tanta richiesta, lo ottenni alla fine della terza media. Un fiammante 286 con 2 MB di RAM, in 8 comodi banchi da 256KB, e un disco fisso da 100MB. Credo che i miei lo pagarono qualcosa come 3 stipendi di allora.
Il primo floppy che mi arrivò era infetto con il virus Flip, che a sua volta infettava il boot sector del disco fisso.
La prima settimana ho reinstallato Windows con i suoi 20 floppy, avrei dovuto prenderlo come un segnale.
Rimase chiuso meno di un mese, volevo vedere com’era fatto dentro, ovviamente.
L’espansione a 4MB di RAM la pagai più di 500.000 Lire. Adesso metto le mani su server che hanno 32 banchi da 128GB di ram ciascuno, tanto per dire.
Ma nel frattempo ero attirato anche da tutto quello che era elettrico ed elettronico, al punto da divertirmi con l’alimentatore dei trenini H0 della Lima, se a 12V facevano un po’ di scintille, chissà che scintille a far toccare i fili della 220V. Sono ancora qui a raccontarlo, non sono morto durante quell’esperimento, ancora nessuno sa il perché del rumore e perché saltò il contatore. Voi mantenete il segreto, per favore.
Sono sempre stato balbuziente, da che mi ricordi, tra l’ilarità dei compagni e soprattutto dei ragazzini alla scuola calcio. O forse era perché ero una capra a giocare, non lo so. Se dobbiamo giocare a calcio, fatemi fare l’arbitro o il fotografo, è meglio per voi.
Feci comunque una specie di terapia intensiva prima dell’esame di terza media, perché arrivavo quasi a non riuscire a parlare.
Uscito dalle medie, andavo bene, ero tra i migliori 3 della classe, tutti volevano che io facessi il Liceo.
Ma io col Latino non volevo averci niente a che fare, vale come messaggio a un certo ministro.
Ho fatto l’ITIS, non in informatica come starete pensando, ma in elettronica. Avevo la testa dura, anzi, ho.
E mi sono divertito un mondo.
Per le cose che si facevano, non proprio per i compagni. Ci sarà un motivo se non ho più contatti con loro.
Adoravo i laboratori, la progettazione di circuiti, sia in digitale che in analogico, tutti gli strumenti di misura, gli oscilloscopi. Ero nel mio.
I progetti di laboratorio mi venivano sempre al primo colpo e, dopo aver insistito parecchio, portavo le relazioni fatte al computer e stampate con la mia stampante ad aghi rumorosissima.
Tutti volevano essere in gruppo di laboratorio con me.
Ho messo per la prima volta le mani su un microprocessore, lo Z80.
Nel frattrempo ho aperto e mai più chiuso il mio computer di casa, ho cambiato tutti i pezzi, l’ho smontato e rimontato più volte.
Sono passato dal 286, al 386SX, poi il DX, fino al 486, quando ho finito le Superiori.
Ho dovuto pregare i miei per avere prima il lettore CD, poi la scheda audio, l’ultima battaglia per avere accesso ad Internet, occupando il telefono.
Era uno di quegli abbonamenti a pagamento, oltre alle telefonate, che dividevo con un amico, poi diventato testimone di nozze, ci collegavamo ad Internet io i giorni pari, lui i dispari, ma più importante ancora, lui mi spacciò l’invito per Gmail
Poi finalmente arrivò Libero@sogno, connessione gratuita ad internet tutte le sere, sempre commutata.
Non avevo una ragazza con cui stare al telefono, ma stavo sempre su Internet.
La gioia dei miei che non potevano telefonare mai dalle 21 in poi, ogni singola sera.
Per scaricare gli MP3 ci voleva un sacco di tempo, eh!
No, dai, ogni tanto uscivo anche con gli amici, andavo al cinema e in birreria. Adesso abito con mia moglie a 200m dalla prima birreria dove sono andato la prima volta che sono uscito con il gruppo della parrocchia. È ancora aperta e si chiama ancora con lo stesso nome, sono passati oltre 30 anni.
Finite le superiori, alla commissione di maturità, quando mi chiesero “cosa vuole fare dopo?” dissi loro “vado a lavorare, che di studiare non ho più voglia”. Risero. E mi tolsero 3 punti.
Intanto feci il compito di tecnologie più interessante della scuola, l’unico che progettò una scheda su BUS ISA e la interfacciò alla CPU in Pascal usando l’assembler.
Dopo la scuola feci un colloquio, parlando malissimo dello Z80, perché era lento e non faceva le divisioni.
Mi dissero che il loro prodotto usava lo Z80 e non mi presero. Imparai a tenermi certi commenti per me.
Iniziai a lavorare in un’officina metalmeccanica, il responsabile era mio padre, entrare fu più facile del previsto, ma non ebbi alcun favoritismo se non che mi accompagnava lui tutte le mattine a bollare alle 7:30
Fui fortunato a iniziare subito, nel 1996, con un contratto a tempo indeterminato.
Con il primo stipendio entrai in un negozio di dischi, negozio sopravvissuto fino alla fine dell’anno scorso, e chiedi tutta la discografia dei Metallica su CD.
Stipendio fisso, finalmente l’auto nuova.
Prima avevo una vecchia Renault 5 rossa, di quelle che si tira l’aria per partire, Presi una Peugeot 206 blu, che fu poi sostituita dalla FIAT 500 rossa e poi cedette il passo al disastro di FIAT Tipo che ho adesso, il prossimo anno faccio 30 anni di patente e una cosa la so, mai più una FIAT.
La 206 visse con la radio di serie per 6 mesi, prima di partire per un viaggio Torino-Stoccolma, installai una radio seria con il caricatore da 10 CD.
Niente sopravviveva integra al mio passaggio.
Nell’officina metalmeccanica ho imparato un mondo nuovo, niente elettronica, niente informatica.
Ferro, emulsione, geometria, programmazione con i codici G.
Però ho informatizzato la gestione dell’officina, con l’aiuto di un amico e ho scoperto che il controllo numerico aveva la seriale, con quella, leggendo le 500 pagine del manuale Fanuc, ho scaricato i programmi fatti sul portatile in dotazione dell’officina. Prima li copiavano a mano su un quaderno, quando la memoria del controllo finiva.
Ho anche fatto il controllo qualità, ero un falco, 300 pezzi fatti, ne prendevo 3 a caso e 2 erano fuori misura.
Poi, ovviamente misuravo gli altri ed erano a posto.
L’officina ha chiuso, tramite Yahoo lavoro ho trovato il primo lavoro che ha aperto la mia carriera nell’IT.
Sono andato a lavorare con un contractor di un software gestionale in una ASL fuori Torino.
E ho anche conosciuto il mondo delle ASL.
Quando, da reperibile, una domenica mattina alle 7, mi hanno chiamato perché nessuno poteva più fare radiografie in pronto soccorso, a causa di due dischi rotti nel RAID del DB Oracle dove stava tutto, ho capito che volevo fare il sistemista.
Perché forse mi volevo fare del male. Avrei potuto fare di tutto. No, mi piaceva lavorare in posti dove si potevano rompere le cose di notte, bloccare mezzo mondo e io dovevo risolvere il problema. Povero fesso.
Intanto, a fronte di alcuni problemi sui dischi dei PC in ospedale, avevo anticipato che forse sarebbero stati tutti da cambiare. “ma figurati”. Dopo due mesi li abbiamo cambiati tutti e 250.
Da qui ho poi cambiato 2 aziende dove facevo supporto utenti e il sistemista windows e di rete.
Tanti utenti, viste tante cose strane, imparato un sacco di cose e visto Windows passare da NT a 2012.
Evito di raccontare quelle cose imbarazzanti che fanno gli utenti.
Ho anche fatto il consulente, dove ho visto ancora più cose, anche se sono stato mandato spesso allo sbaraglio e venduto come sistemista esperto.
Sbagliando si impara, ho imparato moltissimo, ho sudato freddo moltissimo.
Come quando, per un click sbagliato sullo switch ottico nella configurazione dello zoning della SAN, oh, nessuno mi aveva dato un ambiente di test dove fare le mie prove prima, ho staccato un centinaio di macchine dal loro relativo storage.
Dopo aver mollato gli scout ho fatto 10 anni di volontario in Croce Rossa, e, visto che registravano tutto a mano, ho anche sviluppato un software per la registrazione di tutti i servizi, per un po’ di anni l’ho anche venduto ad alcune sedi in giro per il Piemonte.
Ho provato a iscrivermi all’università, ho vissuto 3 anni con il lavoro principale, la partita iva, l’università, la fidanzata. Non era sostenibile e ho mollato, anche se i pochi esami che ho dato a Informatica mi hanno dato alcune basi che effettivamente mi mancavano.
Ho un solo corso microsoft, sulla migrazione da Windows NT a Windows 2000, ormai di fatto inutile.
Una volta sono andato a un Linux Day, era il 2009, a malapena sapevo usare i comandi ls e move e, tra i Talk ce n’era uno su una roba chiamata Arduino, entro e rimango folgorato da questa schedina che ha il mix giusto tra elettronica e informatica. Ne devo avere uno assolutamente. Non ricordo, forse lo vendevano anche. Ho comprato e, ce l’ho ancora, il mio primo Arduino Duemilanove. Davide Gomba, non lo so se ascolti questo podcast, ma è tutta colpa tua.
Nel 2012 esce il Raspberry Pi e nel 2013 mia moglie me lo regala per Natale.
Si può rimanere folgorati per due volte? Certo.
Nel 2014 torno al Linux Day, ma come relatore, per il mio bot Telegram, sviluppato in Pyton che mi permetteva di avere una videosorveglianza a casa usando le API di Twitter, quando le telecamere connesse non erano mainstream, con un modellino funzionante, proprio un giorno in cui Twitter cadde. Oh capita, caro Murphy.
Da lì ho iniziato a progettare e costruire schede per ogni cosa, fino a provare ad andare alla Maker Fare di Roma, mi hanno accettato e il mio progetto di casa domotica tutta fatta in casa piacque anche parecchio.
Poi sono arrivati i prodotti di grande consumo, Home Assistant e il mio progetto non ha più avuto senso di esistere. Devo ancora decidermi di gettare via la casetta di legno usata a supporto, che occupa un sacco di spazio in cantina.
Poi, un giorno, un conoscente, sapendo che dove lavoravo, stavo un po’ stretto per tutta una serie di situazioni, mi ha detto “guarda che cercano in Google, proprio a Torino”.
Seh, figurati se Google prende proprio me, non ci provo neanche.
Saputo questo, mia moglie mi ha letteralmente minacciato e imposto di scrivere il curriculum in inglese per candidarmi.
Dopo 3 giorni mi è arrivata una mail con dominio google.com dove si chiedeva una disponibilità per una call iniziale.
In quella call ho intuito che comprendere le persone Irlandesi è un problema. Non ho mai lavorato in inglese, anzi nell’ultima azienda dove ho lavorato, se sentivano una parola in inglese si arrabbiavano, io lavoravo nei servizi informativi, non nell’Ufficio IT. A volte chiamavano e chiedevano “è questo l’ufficio informazioni?”
Per entrare in Google ho fatto SETTE colloqui, alla fine del settimo ho pensato distintamente “se me ne fanno fare un altro, li mando a quel paese”, poi mi hanno chiamato per dirmi che mi avevano preso.
Ci ho messo una settimana per realizzare.
Lavoro lì da 2 anni e mezzo, è uno dei posti migliori dove abbia lavorato, non è il paradiso, è sempre un posto di lavoro, ma si sta bene e, se i gatti consentono, cerco di arrivare alla puntata del decimo anno di podcast, avventura iniziata anche se balbetto, chi se ne frega e nella quale ci ho messo cuore e anima.
E i vostri feedback sono sempre positivi, questa cosa mi rende molto felice.
Talmente positivi, anche sotto il punto di vista delle donazioni, che ad aprile uscirà la puntata di Pillole di Bit Stories. Grazie davvero a tutti voi, che ci siete, che mi ascoltate, che mi supportate.

Questo podcast vive perché io lo produco, lo registro e lo pubblico settimana dopo settimana o quasi. Ma continua ad andare avanti perché la soddisfazione di vedere le notifiche delle donazioni mi spinge a fare sempre nuove puntate, come ringraziamento e impegno nei vostri confronti. Se esce ogni settimana è grazie a voi.
E se donate, compilate il form, vi spedisco anche i gadget, così siamo tutti contenti.
Potete farlo con Satispay, SumUp o Paypal.
Potete partecipare anche usando i link sponsorizzati di Amazon o acquistare la connettività o uno degli altri servizi di Ehiweb, che sponsorizzo con molto piacere da tempo, un gestore di connettività come loro non lo trovate in giro.
Oltre alla connettività per casa FTTH o FTTC, hanno le SIM, posano fibra dedicata per le aziende, fanno servizio VoIP, hanno un supporto spaziale e tutti i loro dipendenti sono assunti a tempo indeterminato.
Provateli, non tornerete più indietro.
E se avete bisogno di un servizio di Hosting, andate da ThridEye, che ospita da anni il sito del podcast, ho fatto la mia scelta e anche qui il livello è altissimo, i contatti sono sul sito.

Il tip di oggi costa circa 160€ tutto compreso, si usa tra la sedia e il monitor di un computer, è composto da un po’ più di 100 tasti e, a dispetto del suo nome, non è rumoroso come si possa pensare.
Mia moglie, dopo avermene dette di ogni per la mia tastiera meccanica WASD personalizzata con gli switch di tipo tattile, che sono in effetti molto rumorosi, un giorno ha espresso il desiderio di voler provare una tastiera meccanica.
WASD ormai ha chiuso, credo sia fallita, fornitore scartato. Che tristezza.
Mi serviva un altro produttore che facesse tastiere meccaniche di tipo ISO, quelle con il tasto INVIO alto due righe e con il Layout Italiano.
Non ce ne sono molte, anzi, direi quasi nessuna.
Esiste la Keychron K5 Pro.
Una tastiera 100%, con tastierino, tasti funzione e il blocchetto di tasti freccia e i 6 tasti sopra, di tipo slim, con i tasti sottili e non alti come le vecchie tastiere IBM, per intenderci, di una sola combinazione di colori, purtroppo, con gli switch di tipo red, sono lineari senza click.
Ottimo feedback sotto le dita, ma molto poco rumorosa.
È retroilluminata RGB con alcune combinazioni, devo dire meno di quelle della NuPhy che ho in ufficio, ma quella la fanno solo ANSI e con layout US, è personalizzabile all’estremo con un tool web, nulla da installare sul PC o sul Mac. Ha i tasti per PC e per Mac e ha l’aspetto davvero solido.
Arriva in due settimane circa, senza dogana da pagare al postino.
Davvero una bella tastiera.
Se invece non siete vincolati al layout IT, avete un mercato enorme di tastiere davvero belle.
Ma c’è una soluzione, non proprio economica, che vi svelo nella prossima puntata

A me spiace che in questa rubrica si parli sempre e solo di cose brutte, ma in effetti, se ci guardiamo intorno, io di cose belle non ne vedo più, neanche la luce in fondo al tunnel, neanche se accendo una fiaccola.
Dell’evoluzione del nostro firewall di stato parleremo un’altra volta, oggi vi porto in UK.
Apple fornisce un servizio che si chiama ADP, Advanced Data Protection.
Questo servizio permette di avere tutti i dati che avete sul cloud di Apple crittografati end to end, sia nel trasporto dal telefono al cloud di apple che sul cloud stesso. Se qualcuno, Apple compresa, volesse accedere ai vostri dati, come ad esempio la libreria di iPhoto, l’accesso sarebbe impossibile.
La chiave di decodifica ce l’avete soltanto voi, se la perdete, non avete più accesso ai vostri dati.
Vi lascio nelle note un link su come funziona.
Se avete un dispositivo Apple, attivatela, rende anche più sicuro il vostro account e il telefono.
La cosa è importante per la privacy degli utenti, se la funzione è attivata e un governo dice a Apple “senti, voglio vedere tutti i dati di Pippo”, Apple, verificato che ha ADP attivo, non può che rispondere “mi spiace, è tutto crittografato e io non ho accesso”.
Una cosa che piace molto ai governi di questi anni, indipendentemente dalla parte in cui sono, è quella di dire “per la sicurezza di voi cittadini, ma soprattutto per la sicurezza dei bambini, noi dobbiamo per accedere agevolmente a tutti i dati che riteniamo più opportuni. La crittografia è un impedimento e, anche se va a discapito della privacy, vogliamo avere l’accesso”.
Per questo hanno chiesto, più volte e in maniera sempre più incisiva, di avere una backdoor per bucare, per motivi di legge, la crittografia.
Fino ad ora nessuno aveva ceduto a questa richiesta immonda.
Avere una chiave che apra tutte le crittografie, sia mai, data solo ai governi che non la daranno mai a nessuno, è un problema. Lo abbiamo visto con Paragon.
Più banalmente, se la chiave esiste, sicuramente esce e poi la crittografia non esiste più.
Apple, in UK, per non cedere alle richieste del governo, che chiedevano di modificare ADP con la backdoor, ha deciso di non rendere disponibile ADP per gli utenti UK, non possono più attivare questo servizio, rendendo di fatto i dati accessibili a qualunque richiesta del Governo.
Se avete Apple e usate i backup o i dati su iCloud, pensate seriamente di attivare questa funzione adesso, ve lo ripeto.
Questa cosa, al momento, non si applica alla crittografia dei messaggi end to end di iMessage, se vi scrivete con qualcuno che vive in UK, potete stare tranquilli.
Eh, ma mica siamo in UK!
Esatto, ma quando c’è un precedente, ci va davvero poco a dire “Ciao Apple, noi siamo l’Europa, anche noi vogliamo tutelare la sicurezza dei bambini e, visto che lo hai fatto per il Regno Unito, crediamo sia il caso che disattivi ADP anche per tutti gli utenti nostri”
E poi, “Ciao altra azienda che fa servizi cloud, visto cosa ha fatto Apple? Adesso anche tu devi darci accesso a quello che hai sui tuoi server, anche se è crittografato, con una backdoor o disattivando la crittografia per tutti”.
E visto che lo abbiamo fatto per i dati sul cloud, perché non farlo anche per tutti i sistemi di chat? Sono anni che l’Europa ci prova con Chatcontrol.
Abbiamo i governi più autoritari degli ultimi 60 anni, quando uscirà questa puntata forse avremo una bruttissima sorpresa in Germania.
Il “non ho niente da nascondere” ha sempre meno senso.
Andate in USA a scrivere cose contro l’attuale presidente, in chiaro, su qualche sistema, poi vediamo se non vi tremano le gambe, no forse vi hanno già sparato.
Non è colpa dei servizi cloud, è colpa dei governi.
Ve lo dicevo che i tempi sono bui, da ogni lato noi li guardiamo.

Questa puntata di Pillole di Bit è giunta al termine, vi ricordo che se ne può discutere nel gruppo telegram e che tutti i link e i riferimenti li trovate sull’app di ascolto podcast o sul sito, non serve prendere appunti.
Io sono Francesco e vi do appuntamento a lunedì prossimo per una nuova puntata del podcast che, se siete iscritti al feed o con una qualunque app di ascolto vi arriva automagicamente.
Se volete partecipare alla realizzazione della puntata speciale di Pillole di Bit Stories, andate su pilloledib.it/sostienimi e fate la vostra parte, se a fine mese il cerchio delle donazioni di riempie, realizzerò la puntata speciale.

Grazie per avermi ascoltato

Ciao! 

Il sito è gentilmente hostato da ThirdEye (scrivete a domini AT thirdeye.it), un ottimo servizio che vi consiglio caldamente e il podcast è montato con gioia con PODucer, un software per Mac di Alex Raccuglia